Mari Katayama
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KATAYAMA MARI 片山真理 (L’arte senza gambe)

Mari è una bellissima ragazza giapponese. Classe 1987, come mia cugina.
Solo che a Mari sono state amputate le gambe all’età di nove anni.
E da allora non ha più smesso di crearne di artificiali, di dipengerle e di diventare un’istallazione vivente.
Metà del suo corpo è votato alla creatività. La testa pensa e i piedi si trasformano in cornice.
Una cosa mi accumuna a lei. Anche a mio padre manca un’arto inferiore.
Solo che io e mio madre ci divertiamo a fargli scherzetti da bambini dell’asilo.
Quando arriva capodanno di solito lo immortaliamo con lo zampone di maiale al posto della protesi, poi gli facciamo una foto e la spediamo agli amici: “Ci mancano le lenticchie!”
Ecco perchè i miei passano l’ultimo dell’anno da soli!
Una volta mentre dormiva, ho rubato la gamba finta e gli ho dipinto le unghie di rosso e l’ho ricoperta con una calza a rete.
Si è incazzato come una belva, manco gliel’avessi bruciata!
E non ha voluto posare per me!
Ora come faccio a spiegargli che potevamo diventare famosi anche noi?
Mio padre ha tre gambe. Una per fare la doccia, una per camminare e l’altra se “buca” per strada.
Ogni tanto le usiamo come se fossero spade. E mia mamma ci sgrida perchè dice che costano tanto.
Dopo aver visto quelle di Mari voglio disegnargli anche io dei tatuaggi finti, però più tamarri. Tipo dei tribali, la faccia di Padre Pio e il marchio di Superman.
Magari possiamo attacare al moncone una zampa d’ oca, un tentacolo di un polpo o il braccio di un manichino.
Basta ho deciso! Domani ne parlo con i miei gentiori e cercherò di convincere papà a diventare l’erede di Katayama.
QUI il suo sito!

Il Portinaio

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