Raviolo
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LA COPERTURA DEL RAVIOLO

“Vuoi venire al mercato con me?”
“No!”
“E allora vado da sola! Non ho più bisogno di te…tanto lo so che mi butterai in un ricovero per anziani e mi verrai a trovare una volta al mese”
“No, costa troppo!”
“E allora vado da sola! Mi trascinerò con il pollo e le crocchette di patate e piangerò nella mia solitudine…e io che ti do sempre la mancia”
“Va bene vengo!”
“No! Non ho più bisogno di te…”
“La pianti con sta sceneggiata napoletana?”
“Ok! Posso tenerti a braccetto? Mi fa male il ginocchio, ho una ciste che mi comprime il menisco, i reumatismi, la tiroide e anche un po’ enfisema polmonare”

Io detesto andare al mercato.
Non per snobberia, ma perché è un covo di razzisti! Avete mai ascoltato la gente parlare alle bancarelle?
Dove va mia madre c’è sempre il  gazebo di Forza Nuova e quello della Lega. Di fianco il banchetto cinese e il fruttivendolo pakistano. Roba da guerra santa immediata.
S’imbruttiscono tutti.
Nel senso che diventano cattivi.
Se la prendono con i musulmani perché credono che abbiano il monopolio delle verdure e con i cinesi perché hanno (veramente) il monopolio dei vestiti sintetici.
Ma nessuno vi obbliga a comprare da loro.
Prima li schifate e poi ve ne servite.
Se passa un’araba con il velo viene squadrata e commentata manco fosse un fenomeno da baraccone.
C’era questa signora che scuoteva la testa e in dialetto imprecava Gesù di fulminarla. Si fosse vista, con fuseaux cagati sul culo e le tette molli. 
Forse dovrebbero mettere la musica alta come fanno nei negozi del cazzo tipo Bershka e H&M. Così la gente non si ascolta e acquista come uno zombie sedotta dalle note di Rihanna.

“Vuoi gli spiedini?”

“No!”

“Vuoi le patatine fritte, quelle buone?”

“No!”

“Allora che sei venuto a fare?”



Mia madre si sente in obbligo di far girare l’economia al mercato. Si carica come un mulo e poi si lamenta che non riesce a camminare. In più alza la voce, perché pensa che sia sordo.

“Ti piace questa gonna?”

“No!”

“Perché?”

“Mamma se stai vicino a un fumatore rischi una dermoabrasione”
“Capisci tu che vai in quei negozi tutto a 9,90!!!!”



E’ un po’ ha ragione.
Verso le 12:15 poi arriva mia cugina, che abita lì vicino.
E’ vestita come se dovesse andare dalla Carlucci a “Ballando con le stelle“, in compagnia delle sue belve: le barboncine con l’alitosi.
Io mi nascondo dietro i giubbini di jeans e la guardo sfilare. Poi ahimè mi catta e devo far finta di essere contento di vederla.

“Non capisco perché quando vengo qui mi guardano tutti”
“Forse perché in controluce ti si vede la passera”

“Ma non è colpa mia se questa gonna si è lisa dopo il primo lavaggio”

“E dove l’hai comprata?”

“Da quelle cinesi di merda!”

“Di merda è il cognome?”



Se osservi bene gli anziani, li vedi rubare le spagnolette.
 Non so se provo più tenerezza o tristezza.
L’avesse fatto una rom sarebbe finita in questura in un secondo.
Il banchetto più sfigato è quello delle porte e finestre. C’è un ragazzo che sta lì in piedi e non se lo caga nessuno. (Poi ho scoperto che stava solo aspettando un amico)
Se vuoi fare i soldi devi aprire la polleria o il pescivendolo. Potete stare sicuri di farvi una villa.
Mia zia non l’ho mai vista al mercato, anzi credo di non averla mai vista fare la spesa. Lei ci manda le donne delle pulizie.
Se le domandi quanto costa un litro di latte risponde “120 Euro”.
Meno male che ho accompagnato mia mamma, perché c’è tanto materiale su cui scrivere.

“Vuoi le mutande?”

“No!”

“Ma sono belle e bianche”

“Io le compro solo blu!”

“Sei cretino! Le mutande devono essere bianche!!!”

“Mamma se non urli. Non lo devono sapere tutti quanti”

“Sì ma sei pirla…le mutande che compri fanno schifo con quei colori da pagliaccio”





E allora succede che fuggo fra gli ambulanti con mia madre che mi insegue con il modello nuovo dello Swiffer tarocco, con mia cugina che pensa di essere a Piazza di Spagna, con le razziste che imprecano contro delle impacciate donne con il velo, coi leghisti che dicono che le zingare ci rubano le case popolari, con i fascisti che fanno demagogia populista, con quelli del Pd che non li vedi mai, con le mamme con il passeggino che arrivano con i Suv giganti e intasano la strada, con le radical chic che fanno finta di non conoscerti perché si vergognano di essere lì.

Poi succede l’inaspettato e tutto il mio astio passa.



“Guarda mamma c’è la signora dei ravioli”

“Vieni via!”

“Perché?”

“Non posso dirtelo”



La signora dei ravioli era una cliente di mio padre e vicina di negozio di mia zia. Aveva un pastificio e da piccolo mi regalava ovviamente un tortellino…secco e scaduto.
Però era gentile, con quella vocina da svampita e la collana di perle da signora per bene.
Mia madre ne ha timore.

“Dai ti prego raccontami perché la eviti come la peste. Ti prometto di lavarti il terrazzo con la lingua”

“Lei era una mia cliente del centro estetico e una volta mentre mi cambiavo mi ha guardato con una faccia da scema e mi ha detto – Che belle tettine”

“Ahahahahahaahahahahha. Ma tu hai la quinta!”

“E me le ha toccate con un’aria da libidinosa”
“E poi?”

“E poi mi sono vergognata. Quando avevo finito di farle la ceretta mi ha detto – La prossima volta me le fai vedere di nuovo le tue tettine?”

“Magari era un po’ bisex”

“No! Pare che lei è il marito andassero sempre a Milano”

“A fare?”

“Gli scemi!”

“Si dice scambismo. Diamo nome alle cose”

“Che porci”

“Lo sai che sono obbligato a scriverlo sul mio blog?”

“Prova a farlo e non vieni più al mercato con me!”



Fatto! 😛

Il Portinaio

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