shohei otomo geisha
In viaggio con il Portinaio,  L'altro Mondo

NON CONFONDERE IL MONDO CON IL GIAPPONE (Fine?)

Come ultimo giorno in terra di Mazinga mi sono scelto la maledizione delle maledizioni: full immersion di templi con guida annessa, anzi no, due guide! Voglio farmi del male.
Ahimè ho dovuto.
Vi ricordo che viaggio gratis tutto a carico di Onitsuka Tiger e non posso sfanculare ogni cosa.
Ritrovo ore 8:30 nella piccola hall dell’Hotel.
Qui non hanno la smoking area, se vuoi fumare vai fuori insieme ai russi!
Anche io non sono tanto furbo. Bevo latte e caffè, fumo la siga e poi corro sul pullman.
Non vado in bagno da cinque giorni e doveva venirmi lo stimolo proprio adesso?
Ecco la nostra prima guida: signora piacente di circa 40 anni con l’aria da maestra severa e un po’ scazzata.

“Uelca to Sanlais toul tudei ui uoch meni tempel e empera palas” (Benvenuti al Sunrise tour oggi vedremo molti templi e il palazzo dell’imperatore)

Siamo tutti attoniti.
Gli americani se la ridono per la pronuncia pessima, le messicane rimettono le loro empanadas e io vado in travaglio! 😛

 “Dis is chiasso”

Chiasso? Ma non era in Svizzera? Vuoi vedere che siamo entrati in un portale spazio dimensionale e ci tocca comprare cioccolato e orologi?
Il “Chiasso” di Kyoto, ovvero il Castello Nijō, come dice la nostra guida è molto antico. Credo di aver capito attorno al 1500/600.
L’aveva fatto costruire lo Shogun, che è sempre quello degli stuzzicadenti per mia madre, e aveva preteso che il pavimento cantasse.
Infatti caratteristica di questo sito patrimonio dell’Unesco è proprio il pavimento.
Siete obbligati a togliervi le scarpe, se poi prendete i funghi ai piedi cazzi vostri. Ricordatevi magari di portare una crema antimicotica.
Ci hanno fatto camminare come pecorelle per sentire cigolare il “floola”

“Cretina si dice floor!!!”

Dicono che canti come un usignolo, ma stete tranquilli cigola e basta…sapete i giapponesi sono così romantici.
Sicuramente era una specie di allarme pre era Beghelli per gli assassini che voevano far fuori il signor Shogun. Se qualcuno osava entrare nel castello senza permesso questo iniziava a cantare e poi veniva ucciso sedutastante dai Cinque Samurai Pugni d’acciacio!
I dipinti alle pareti sono attribuiti a Kanō Naonobu. Mi sono sforzato per due minuti di seguire la guida, pare che questo pittore abbia disegnato tigri e pantere senza mai averle viste. Infatti sembrano delle scimmie con delle pellicce striate gialle e nere.
I manichini riproducono la vita di corte, ci sono i samurai inginocchiati al cospetto del capo, concubine in kimono che si sparano le pose, Hello Kitty menestrella che suona la chitarra e…

 “Stop nau go tu anoder tempel”

Ma perchè ci trattano come delle bestie? Hai due minuti per fare tutto. Foto, tradurre, mangiare, bere e pipì.

 “Dis is Mos Burger”

La guida ci tiene a fare un po’ di marchette mentre siamo sul Pullman. Mos Burger è una catena tipo Mc Donald’s, ma molto più genuina. Almeno secondo lei. Ci consiglia di venire a mangiare qui se abbiamo strane voglie di hamburger e patatine, perchè da Mos Burger non ci sono conservanti, estrogeni e coloranti; la mucca te la sgozzano al momento!

Poi ci chiede al microfono: “Du iu laik ambuga?”

E’ tutto surreale.
Ma verrai in Italia cretinetta. Giuro che al posto del Duomo ti porto a vedere il colorificio del papà dell’Antonella Clerici che è proprio di fianco a casa mia.
Uno dei luoghi più belli di Kyoto è sicuramente il Kinkaku-Ji, il famoso tempio d’oro.
La foto icona è questa.

 

 

Ma non crediate che sia semplice da scattare, perchè è così pieno di gente che esci pazzo e alla fine mandi tutti a fanculo e veramente vai da Mos Burger, piuttosto che aspettare la luce giusta e che qualche stronza cinese si levi dall’inquadratura.
Fu bruciato nel dopo guerra da un giovane monaco che aveva visto Hello Kitty surfare nel laghetto di fronte. Imprigionato per sette anni, fu rilasciato perchè considerato malato di mente.

“Scusi signora guida posso stare ancora un minuto, non riesco a farmi la foto?”
“No! iz tam tugo”
“Tugo???”

Guida N°1 ci parla dei cessi pubblici giapponesi e dei templi con la stessa importanza. Questo è quello che ho capito alle ore 11:35 a.m.

“Se dovete pisciare voi ometti ricordatevi di entrare dove c’è la figura del maschio attaccata sulla porta. Potete farla sia in piedi che seduti. La Pagoda d’oro Kinkaku-ji  chiamata anche Rokuon-ji è stata costruita nel 1397 come villa per lo Shogun Ashikaga Yoshimitsu, il parcheggio dei bus si trova alla vostra destra, il nostro pullman è di colore beige, se sbagliate a prenderlo verrete venduti come schiavi, l’uscita è alla vostra destra, non date da mangiare ai giapponesi dopo la mezzanotte”.

Il ragazzino seduto alla mia destra, di origine inglese, è invecchiato di sessant’anni in due ore. Si sta talmente rompendo i coglioni che ha passato mezza mattina a giocare al Nintendo. Ora però gli si è scaricata la batteria e sta tentando di soffocarsi con delle polpette di riso.
E’ un po’ difficile godersi questi posti quando sei obbligato a camminare e basta. L’ideale sarebbe studiarseli a casa e venire con un amico residente a Kyoto.
Io ce l’ho un’amica qui.

 “Allora ci vediamo?”
“Certo!”
“A che ora?”
“Alle 23 va bene?”
“Ti prego non puoi venire prima così mi salvi da queste guide di merda?”
“Devo lavorare a Osaka!”
“Licenziati! Stai con me un giorno e poi vai a fare la barbona a Gyon”
“Ti aspetto da Shiro il sushiaro 103 -2 Hashimotocho Shimogyo – Ku (1F) Underground North East of the intersection Kiyamachi Shijo”
“Tutto chiaro! Se vedi galleggiare un cadavere nel fiume…è il mio!”

 Kyoto è pieno di signore e signorinelle vestite in kimono. Ci sono anche gli uomini con il costume tradizionale giapponese.
Il momento razzista l’ho avuto prima di pranzo.
La guida sul pullman ci mostra al semaforo un gruppo di donne.
Noi come coglioni subito a guardarle e a fotografarle.

 “E’ usanza in Giappone vestirsi con il kimono durante le feste. Quelle che vedete in giro per la città sono solo delle volgari straniere asiatiche che fanno le pagliacce”

In pratica ci ha detto che ci sono un sacco di negozi che affittano vestiti e ti fanno provare l’ebrezza di andare in giro come se fossi una giapponese.
In pratica ci ha detto che tutte ‘ste stronze malesiane e cinesi rovinano l’antica atmosfera che si respira a Kyoto.
In pratica ci ha detto che se lo facciamo anche noi verremo giustiziati nel parcheggio dell’Imperial Palace.

Ora bando alle cazzate e andiamo a mangiare da Kyoko la meretrice.
In un angolo triste della città, adiacente alla stazione, dove non c’è niente, sorge questo ristorante a due piani dove poveri turisti sono obbligati a mangiare su tavoloni giganteschi.
Per menù un’annacquata scodella di ramen dove galleggiavano pezzi e pelle di pollo fatta da Apelle figlia di Apollo, riso scotto, un triangolino di ananas, uno spicchio d’arancia, uno sputo di verdure, carotine tagliate sottili e acqua liscia.
Ho fatto il mio record personale di “seduta a tavola + rutto”: 39 secondi.
Poi ho passato un’ ora a fumare vicino a una macchinetta delle bibite. Ho provato anche ad assaggiare i loro caffè freddi. Non ve lo consiglio!

La mia amica Mia san dice che Kyoto è un po’ troppo vecchia per i suoi ritmi tokyesi.
Infatti si respira un’aria più tranquilla, le persone si vestono di merda, ma non hanno la faccia da alienati. E in metro non stanno per forza in fila come delle formiche.
Al supermercato fanno più caciara, se hai freddo trovi sempre un negozio di foulard e se ti perdi la borsa te la puoi rifare con un furoshiki.

furoshiki bags

Cambio della guardia.
Alle ore 14:00 arriva la Guida n.2

Una vecchia pazza con una spugnetta per lavarsi attaccata ad un’antenna.
Merda! Questa è appena uscita da un ricovero coatto!


Non parla inglese, ma una lingua sconosciuta dell’Hokkaido e mima orgasmi porno soft.
Per farvi un esempio:

“Uelcambà mmmmmmmmm” (Tradotto sarebbe: bentornato mmmmmmmmm)
“Biuti sakura mmmmmmmmm oooooooo” (Belli i ciliegi in fiore mmmmmmmmm che bello il tuo manganello!)
“Kyoto like mmmmmmmmm oooooo” (Kyoto piace mmmmmmmmm fammi rosolare come una porchetta e straziami di baci)

Sembra anche un po’ barese.
Gli americani non fanno altro che prenderla in giro. A me fa tenerezza, però Cristo!!! Qui le pagano profumatamente le guide possibile che non ce ne sia una normale?
E’ superveloce, in meno di due ore ci ha fatto visitare: un tempio che manco ricordo il nome, il tempio buddista Rengeoin Sanjusangendo, dove non puoi fare manco una foto sennò ti evirano all’uscita e ti controllano la macchina fotografica e infine il Kiyomizu-dera, il mio preferito.
E’ un bordello disumano, però ne vale la pena. Ci sono un sacco di cinesi impazziti vestiti a festa che si comprano la di ogni, le malesiane che creano la coda per farsi la foto mentre bevono dalla fonte che porta gioia, fortuna, felicità, soldi, perdita di peso, abbassamento del colesterolo, morte della suocera e altre cazzate.
La mia riserva di pazienza è finita quando ci ha fatto vedere come si devono comprare le bibite davanti alle macchinette.

“Ricordatevi a destra c’è l’acqua, sotto il caffè, a sinistra le bibite energetiche, perché i giapponesi sono sempre stressati. Infine se volete quelle zuccherose prendete questa!”

L’ho abbandonata dicendole che dovevo salutare un parente.
Mi sono fatto 42 minuti a piedi per tornare in stazione piuttosto che sentirla imitare Cicciolina e dire cazzate sulle bevande.
Ora però devo cambiare il biglietto del treno e che Dio me la mandi buona!

“Scusi gentile signorina che sta al di là del vetro dell’ufficio Ovest di questa minchia di stazione labirinto. Ieri ho sbagliato a cambiare il J Rail Pass, giuro che non l’ho usato, posso…”

Alla parola – sbagliato – è suonato un allarme che ha fatto scendere dal cielo i quattro guardiani di Bhante Sujiva. La stazione è stata evacuata, i controllori si sono buttati sui binari, le hostess dei treni hanno cambiato sesso e tutti i negozi hanno chiuso per lutto.

“Va bene testa di cazzo di uno straniero puzzolente, noi le cambiano gentilmente il biglietto. Noi possiamo risarcirla di 1600 Yen, ma lei deve ricomprare il J Rail Pass a 2000 Yen”
“Quindi le devo solo 400 Yen?”
“No! Tu devi a noi 2000 Yen e noi dobbiamo a te 1600 Yen”
“Fa 400 la differenza!”
“No! Noi abbiamo debito con te di 1600 Yen e tu poi pagare a noi 2000 Yen!”

Basta mi esce il sangue dal naso. Tieniti ‘sti soldi, grazie per la gentilezza e fatti esplodere appena riparto per l’Italia!

“E’ stata molto cordiale signorina per avermi offerto il suo aiuto, crepa stronza arigatou”
“Si figuri scemo che non sa leggere le date sul biglietto, la prossima volta vai in Liguria in vacanza, torni presto a trovarci onegaishimasu!”

Ce l’ho fatta! Domani posso ripartire tranquillo. Ora mi manca la cena con gli amici e poi è finita.
Uso il taxi che faccio prima.
I tassisti sono capaci di mollarti in mezzo a una strada senza marciapiedi se gli dici “Stop”, manco gli viene in mente che non c’è possibilità di vita per un pedone.
La mia cena è stata a base di sushi e umeshu, liquore giapponese ottenuto dalla macerazione della prugna nell’alcool con aggiunta di zucchero di canna cristallizzato. Sa un po’ di rigurgito e di malinconia, quella che mi è presa quando ho dovuto dire addio al Giappone veramente.
Tenetemi qui con voi. Giuro che mi darò da fare, pulirò tutti i vetri delle case dei giapponesi, picchierò i trasgressivi che fumano per strada, insegnerò ai tassisti a trovare le vie, ma vi prego non lasciatemi tornare a casa.
Tasserò quelli che vomitano per strada, proibirò gli inchini e bandirò l’umeboshi dalla faccia della terra. Giuro che non sporcherò.
Niente non ho commosso nessuno.
Tutte le volte che saluto qualcuno rimango fermo a guardarlo mentre va via: questa volta è toccato a Bea e al fidanzato, che in bicicletta hanno chiuso il sipario di questo viaggio.
Poi però è arrivato uno pterodattilo dal cielo che li ha rapiti e portati nel suo nido sulle montagne.
Poverini!
Vabbè pace all’anima loro, io però ho il mio foulard nuovo limited edition con l’Uomo ragno che venera i sakura. 🙂

Il Portinaio

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