Amico è,  Portineria

PROMETTO DI PROVARE

vetro appannatoI fulmini a ciel sereno non esistono. Almeno era quello che pensavo…
Io non li ho mai visti. Dicono che ti prendono all’improvviso e in un attimo tutto sparisce.
Poi il rumore del tuono. E quando passa, il cielo tace e resta il silenzio.
E’ in quell’attimo che cerco di capire il perché. Di spiegare quell’evento che ti prende il cuore.
Il cuore rimbomba quando cade un fulmine.
E ti senti vivo.
La paura viene illuminata dalla saetta e rivela una via di fuga.
Chissà perché qualcuno cerca quell’uscita come se fosse l’unica possibilità di salvezza.
Quando ho saputo del fulmine che era caduto, ho sentito il mio cuore battere più forte e ho cercato nel rumore del suo pulsare il mio ricordo più bello.

Da piccolo scendevo spesso nel cortile a giocare a calcio con gli amici del palazzo.
In realtà non era proprio un cortile ma solo uno spazio di manovra davanti alla rampa per i garage.
Il palazzo a fianco era più fortunato: aveva più appartamenti e quindi un posto più grande dove correre e giocare.
Andrea e Francesco abitano lì.
Quante giornate perse con il naso all’insù, ad aspettare che si affacciassero alla finestra solo per domandare “Ci invitate da voi?” Ma quando si affacciavano chissà perché ci vergognavamo sempre a chiedere.
L’unica volta che sono venuti loro da noi è stata quando gli si è incendiato lo sgabuzzino di casa.
Ricordo le urla e il tremendo fumo che usciva dal balcone.
Sembrava la scena di un film e dentro di me pensavo “questa volta verranno giù veramente”.
Andrea ed io siamo rimasti per strada ad aspettare i pompieri, fantasticando su quello che sarebbe potuto succedere.
“E se esplode tutta la via?”
“Potremmo andare a dormire allo stadio” risposi.
Avevo questa soluzione perché ricordavo che i miei nonni durante il terremoto in Irpinia si rifugiarono nel campo sportivo.

Quando il mio cane ha partorito è stato un evento.
Quanta gente è passata in visita nel mio bagno, trasformato in una sorta di nursery!
Andrea non aveva mancato l’appuntamento.

Ecco, quando cade il fulmine forse bisogna fare così.
Fermarsi a guardarne l’intensità e cercare di prenderne la forza.

Prometto che cercherò di ricordarmi il tuo volto in quelle circostanze che ci hanno unito.
Di non discutere la tua scelta, perché è stata tua e solo tua.
Prenderò atto delle sorprese che fa la vita, anche se non è giusta. Cercherò di essere un po’ più ottimista perché è l’unico modo per andare avanti.
Quello che sto scrivendo sembra tanto una bugia e mi dispiace di non esserti stato così amico, ma a volte le strade prendono direzioni diverse e sono rari i momenti in cui ci si ferma a riflettere e ricordare.
Questo è il personale saluto che sentivo di farti e spero tu sia felice che io lo condivida con il mondo.
Perché vorrei che tutti sapessero che il tuo cortile era un posto bellissimo dove giocare.
La prossima volta giuro che non mi vergognerò più di venirti a citofonare. O almeno prometto di provare.
Ciao Andrea

Gabriele de Risi

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