In viaggio con il Portinaio

RICORDO DI ROMA

 

godzilla in rome

Ho cercato come un pazzo un po’ di Wirless a Roma, ma niente! Si vede che il sindaco Marino, dopo aver scoperto che il suo stipendio era troppo basso, per punizione ha staccato la spina della Vodafone Station!
Ma rieccomi…tra dieci secondi tutti i post sulla mia permanenza nella capitale, fra finti Centurioni, negozi di souvenir e turisti con i piedi sporchi! 1…2…3…4…5…6…7…8…9…10

“Mi raccomando stai attento”

“Mamma vado a Roma mica in Siria”

“Alla zia hanno rubato la pelliccia, i gioielli e tutti gli anelli”

“A Roma?”

“No a New York!”

“Cosa c’entra!”

“Ma ti porti il computer?”

“Sì”

“E se te lo portano via dalla camera?”

“Me ne farò una ragione, tanto è obsoleto”

“Mi fai un favore figlio mio? Vai a trovare la zia al cimitero?”
“Ti prego…abbiamo un parente morto in ogni capoluogo d’Italia”

“Allora vai domenica mattina dal Papa”

“Certo! Busso e porto due cornetti alla crema che dici?”


Click
Mi ha riappeso!



“Pronto Ma’! Quali sono i sette Re di Roma?”

“Pisolo, Mammolo…”
“Vabbè ciao!”

La mia prima volta nella capitale è stato nel 1990. Era il primo giorno di Primavera. La scuola aveva organizzato la gita in occasione di non so quale messa limited edition del Papa.
 Era la prima volta via dalle nostre famiglie ed eravamo tutti eccitati.

“Gabry ricordati di buttarti per terra se lanciano una bomba…e di coprirti la testa.”

“…”
“E se fanno un altro attentato al Papa, sfilagli l’anello”
“…”
“Se ti perdi vai alla stazione e chiamami da un telefono a gettoni che io arrivo in 8 ore e uccido l’insegnante che non ti ha curato!”

Io ero in camera con tre mie compagni di classe: il secchione, il fascista e il disegnatore.
Non so perché il primo ricordo che ho di Roma e del fascista e del disegnatore che scoreggiano in faccia al secchione mentre dormiva.
A mangiare ci portavano in una specie di mensa dei poveri. La mia amica Loredana trovò un filo di ferro negli spaghetti all’ amatriciana.
Non ho toccato cibo per tre giorni.
Ci trattavano un po’ come delle bestie.
 Il professore prescelto per tenerci a bada era quella di ginnastica. Compaesano di mio padre e schernito da tutti per il suo modo di parlare. Io ero l’unico che riusciva a capirlo e facevo da interprete ai miei compagni.

“Che ha detto ‘sto terrone?”

“Spera che cadiamo in qualche fosso del Foro Imperiale”

“E ora cosa sta dicendo?”

“Kittemurt non so come tradurlo”



Io non ho una foto di quella gita perché quel merdone del mio prof per sistemarmi la macchina fotografica bruciò il rullino. Senza scusarsi me l’ha riconsegnò dicendo qualcosa tipo “Quella bucchin’ e mammeta”

“Gabry che ti ha detto?”

“Che andiamo a mangiare i bucatini al ristorante Mammeta”


Quando ho portato il rullino a sviluppare tutte le foto erano nere, tranne una dove si vedeva un pezzo di pigiama. (Sì avevo fotografato i mie amici che scoreggiavano in faccia al secchione).
Il giorno che siamo andati a vedere Papa Giovanni c’era una ressa incredibile, neanche al concerto di Michael Jackson avevo visto così tante persone. 
Il Papa arrivò abbastanza puntuale, fece il moonwalker e poi scese per darci la benedizione.
Quei cornuti delle altre scuole iniziarono a spingere, manco fossero dei peccatori incalliti. Per Dio vi sarete fatti due seghe e avrete visto i porno di vostro padre di nascosto, nulla di più. Non è che il Papa vi ripulirà l’anima, state tranquilli! Non spingete! Diocristo!
Sono finito a terra mentre Woitila era davanti a me. I miei amici furono benedetti e io vidi solo le sue sante scarpe, ma erano così vicine che riuscì a toccarle con un dito.
 Avevo benedetto il Papa!
Poi si ammalò e io mi sentii in colpa.

Il Portinaio

 

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