casa voglio dormire con te3
Il cinema costa troppo,  Lavoro sporco,  Nobodyknowsme,  Portineria

CASA #vogliodormireconte

“Buongiorno attore iscritto all’ufficio di collocamento per giovani artisti in erba”
“Caro regista ma perchè non vai in ferie invece di tediarci con la tua telecamerina?”
“Vuoi venire con me? Mio fratello ha una tenuta in Puglia e ha bisogno di stallieri”
“Quanto paga?”
“Un piatto di orecchiette e due frise con il pomodoro”
“Con te non diventerò mai ricco!”

Mi tenevi sospeso in casa tua.
Fuori invece mi tenevi sottobraccio.
Come se avessi dimenticato. Sono già diventato un ricordo?
Con quale soprannome mi hai memorizzato nella rubrica?
Mi hai messo sotto la A di Amante, hai osato con Amore o magari con Accidenti?
L’hai scritto bene? Oppure è come lo pronunciavi? Mi commuoveva sai, perché nessuno mi aveva mai chiamato così.

In casa tua si entra direttamente in cucina, è sulla sinistra. O apri la porta o friggi.
Potevamo rimanere imprigionati se c’era un pollo nel forno. Che buffo.
Le cialde del caffè le ricordo in un sacchetto appoggiato sui fuochi, le calamite sulla cappa e quella che ti avevo regalato io stava in bilico. Il lavandino non era mai vuoto. Una tazzina, un piatto e due forchette. Mangiavi spesso sola, mangiavi fuori, mangiavi senza di me.
E io m’impegnavo a memorizzare tutto. Contavo le posate, le tovagliette, le monete che trovavo per terra. Ti avevo aggiustato il salvadanaio che avevi comprato a Londra, a forma di cabina del telefono, dimmi è ancora lì?
La libreria non era un granché. Volevo metterci mano, ma avrei fatto invasione. Ho preferito regalarti due giochi, forse loro sapranno fare di meglio. Mi piaceva quando ti mettevi il cardigan nero di lana dopo aver fatto l’amore e ti perdevi con lo sguardo fuori dalla finestra. Fumavi in fretta e non finivi neanche la sigaretta.
Era il momento più intenso del giorno. Era felicità e tristezza allo stesso tempo. Mi facevi sentire distante e parte di te. Avevo capito che sarebbe stato sempre così, ma bastava.
Il  tavolo rotondo era apparecchiato con un computer, cappelli e guanti, mai qualcosa che assomigliasse ad una cena. Poi mi hai stupito una sera, con bicchieri di cristallo e due candele.
Io stavo seduto lì e ti guardavo. Sognavo una casa per noi. Ti avrei portato via da quegli armadi troppo piccoli, dal terrazzino in disordine, da un divano senza vita. Andiamocene via. Non lo fa mai nessuno e quelli che ci riescono diventano felici, lo dicono le probabilità.
Volevi una stanza in più per rifugiarti quando non volevi nessuno. Perché dicevi “Sono così, devo stare sola, pensare, poi mi passa. Lasciami perdere”
E invece no. La mia mano cercava la tua schiena, non potevi abbandonarmi solo sul letto. Scusa se non volevo dubbi, perdonami anche se non c’è niente da perdonare.
Prima di sparire ti ho nascosto una cosa che vai a sapere se troverai mai. E’ una stronzata, non ti crucciare, serve per proteggere dal male.
Perché se non ci sono più chi potrà farlo al posto mio?
Hai cambiato la lavapiatti? Ti ricordi di separare la carta dal vetro?
Il tappeto è stato sbriciolato dai gatti o l’hai buttato? Sarebbe ora credimi. 😛
Hai indossato la maglietta che ti ho regalato a Natale?
Io continuo a pensare alla carta igienica che tenevi nel mobile in salotto. Per Dio non è quello il suo posto!
L’astuccio con la Union Jack l’hai regalato al tuo amico? Le buste di plastica sono ancora nei cassetti?
Senza di me la casa è in disordine o viene ancora la signora delle pulizie?
Hai ancora quel vizio di tenere le bottiglie vuote nel frigorifero?
Perché continuo a farti domande? Come se avessi dimenticato.
Chiedimi come sto e ti risponderò in loop “Bene grazie”. Mi affiderò alle risposte che suggerisce il cellulare “Scusa sono in riunione” . Quella condominiale! 🙂
Mi ricordo come t’impegnavi a renderla accogliente. La riempivi di addobbi natalizi a novembre, di coriandoli a febbraio e io inserivo parole a caso in mezzo ai tuoi dvd. Accogliente è una parola del cazzo. E’ come dire carina, gioviale, calduccio. Era la tua casa e stavo bene.
Ho cercato di non essere banale con la mia penna. Mai un solo “ti amo” piuttosto “Come sei dimagrita?”, “Fai il tifo per me?” o “Basta ciccolato!”.
Hai ancora il biglietto attaccato allo specchio con scritto “Viva la vida”? E quella statuina terribile a forma di drago sotto la lampada? Spero sia caduta! 😛
Ricordati di stirare le lenzuola, occupano meno spazio. Butta via un po’ di roba vecchia, che non ha più senso tenere abiti stretti, risaltano solo i difetti.
Ieri notte per caso mi hai chiamato? Perchè dal cuscino ho sentito la tua voce. E’ come se fosse il nostro telefono senza fili. Lo so che ti manco, mi mancherei anch’io! 🙂
Il termometro ti fa ancora compagnia o è iniziata l’agonia degli amanti?
Durano almeno il tempo di un pacchetto di sigarette?
Sai sto ancora girando il film, sembra non avere mai fine. Il regista ci chiede sempre un passo in più. Gli piace casa mia. Perché è colorata, piena di oggetti strani, di libri e ricordi.
Dice che i produttori francesi sono entusiasti, che per loro il film parla della solitudine, che uno di loro si è commosso quando mi ha visto, che mi chiamano il ragazzo coi baffi. Vorrei fartelo vedere. Ma non mi è ancora stato concesso, perchè potrei essere influenzato.
Ma una cosa la so, che se questo film parlasse d’amore allora ci saresti anche tu.
Hai ancora il mio spazzolino da denti in bagno?

Il Portinaio

“Caro regista perchè non ti compri un cane?”
“Potrei…dicono che si cucchi”
“Scegli il nome Ciak! Così quando lo chiami si gira”
“0_0”
“Era una battuta!”

casa voglio dormire con te2

il tuo mondo si nasconde dentro ad un telefono
insieme alle tue insicurezze che distruggono
ogni tua relazione
ogni tua storia
come ha distrutto me mi fa saltare in aria ( S.)

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