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LEZIONE FINALE (Dichiarazione)

astroboy“Gabu – chan usciamo a cena?”
“Cosa?”
“Ho detto se usciamo a cena”
“Ma state scherzando Nannarella? E’ tre settimane che mi fate patire la fame”
“Noi volevamo ringraziarti per la gentilezza”
“E allora dovreste regalarmi dei buoni pasto da qui all’eternità”
Tra due giorni i miei amichetti giapponesi partiranno. Io sento dentro di me un miscuglio di nostalgia e rabbia.
Rabbia perché non mi hanno mai detto quello che pensavano e nostalgia perché mi sembrava di essere tornato a Tokyo.
“Gabu –chan allora vuoi venire?”
“Mi offrite sushi?”
“No, troppo caro!”
“Volete venire a mangiare nella mia zona?”
“No, troppo lontano”
“Scommetto che devo venire sui Navigli?”
“Come lo sai?”
“Siete così prevedibili”
Con un velo di malinconia sono partito per il ristorante con una buona mezz’ora di anticipo sul tempo previsto per il percorso.
Mi sono sparato una coda chilometrica in via Solari, causa sgombero di una palazzina ma alla fine sono arrivato puntuale.
Possibile che questi giapponesi siano sempre in ritardo?
“Nannarella dove siete?”
“Noi stiamo arrivando a piedi”
“Ma siete pazzi? Il ristorante è lontanissimo dal vostro albergo!”
“Noi dobbiamo digerire, abbiamo mangiato da un cinese”
“E cosa vi siete mangiati? Caponate alla cinese?”
“Non lo so! Ma noi appesantiti”
“Tranquilli vi aspetto”
“Vuoi il numero del ristorante?”
“Per dirgli cosa?”
“Che stiamo arrivando”
“Certo…adesso li chiamo e dico che 4 cinesi con problemi intestinali stanno arrivando a piedi da Corsico”
Comunque hanno fatto questo tratto di strada:google map milano
Dei matti masochisti.
Stranamente nel pomeriggio non li ho sentiti, hanno preferito fare “turisti fai da te”.
Io ero a casa con l’ansia e la paura che li rapissero per esportargli gli organi.
Poi mi sono detto non hanno lo stomaco e i reni, cosa vuoi portargli via a questi qui?
Mezz’ora di ritardo con le solite scuse al seguito.
“Noi in ritardo ma digerito”
“Ho sentito l’eco dei vostri rutti!”
“Noi cinese, ma non è buono qui in Italia e siamo stati al ristorante tutto il giorno, non abbiamo combinato niente”
“Ci sfido, non siete milanesi”
“Noi volevamo andare a vedere Milano vecchia ma avevamo paura che c’erano i poveri”
“Scusa dove?”
“In Corso Magenta!”
“Ma non ci sono i poveri in Corso Magenta”
“Ma noi visto che era lontana, vicino a paese che si chiama CoLbetta”
“Quella è la città di Magenta! Non la via!”
Ma come fanno ad essere la terza potenza economica al mondo? Si perdono in un bicchiere d’acqua.
Hanno prenotato al ristorante Damm-atrà, famoso per la sua cucina milanese.
“Cosa prendi Gabu – chan?”
“Cotoletta alla milanese”
“Di maiale o vitello?”
“Maiale”
“Veramente?”
“Sì, perché?”
“Veramente di maiale?”
“Ti ho detto di sì”
“Veramente di maiale?”
“Nannarella non sono mica mussulmano!”vintage advertising
Non so cosa sappiano della cucina milanese, ma certo al tavolo non avevamo un tipico menù lombardo.
Otaku e Bunbun hanno preso spaghetti allo scoglio, Ciro alle vongole e Rosa verdure alla griglia.
Forse sarebbe stato meglio scegliere un locale meno caratteristico e meno caro.
Abbiamo ordinato un vino rosso e finalmente sono riuscito a farli bere.
L’alcol iniziava a disinibirli e ho iniziato subito con una domanda a brucia pelo.
“Nannarella puoi chiedergli cosa pensano di Girolamo Panzetta?”
Rosa non si è sbilanciata, dicendomi soltanto che si vede molto meno in tv e in giro.
Otaku (che ha allungato il vino con la sprite!!) ha risposto che a lui non interessa.
Bunbun non ha aperto bocca.
Bisogna riempire il bicchiere di nuovo.
“Nannarella puoi chiedergli cosa pensano di me?”fumetto hetalia
Apriti cielo!
Ma finalmente Rosa mi ha accennato un sorriso e i suoi occhi stranamente da vitrei e spenti si sono illuminati.
Dopo 10 minuti di scambi di battute nella loro lingua, Nannarella mi ha tradotto così:
“Dice che ogni volta che vede le foto con te capisce che sei una persona di anima buona”
La forchetta mi si è fermata a mezz’aria: possibile che una giapponese abbia espresso un’emozione tanto intensa?
No vabbeh! Non sono un prete! L’anima buona non ce l’ho, volevo avvelenarvi tutti i giorni.
“Ha detto anche che è stata molto bene con te, che sei gentile, carino e onesto”
“Veramente?”
“Si dice che sei veramente giapponese dentro e che non sembri italiano”
Come non sembro italiano? Ma cosa pensano degli Italiani?
“Lei dice che si è trovata bene con la gente di Milano ma che non capisce se la città le piace o no”
“Saranno problemi suoi. Non che Tokyo sia patrimonio dell’Unesco…”
Per un attimo però mi stavo commuovendo!
Abbiamo finito di cenare in meno di un’ora, le loro teste barcollavano dalla stanchezza.
Li ho accompagnati per un centinaio di metri e infine mi sono fatto coraggio.astroboy
“E’ ora di salutarvi”
I loro sorrisi erano tutti per me, siamo stati una famiglia per tre settimane.
Una famiglia meridionale, di quelle che si odiano a morte ma che si ricompattano subito nel momento del bisogno.
Mi hanno abbracciato e regalato quei micro asciugamani che si usano in Giappone.
“Tu sudi ogni tanto!”
(e a te puzza l’alito di salsa di soia!)
Continuavano a ringraziarmi, ad inchinarsi, a salutarmi.
Otaku mi ripeteva “Akihabara”, sembrava un disco incantato.
Li ho guardati allontanarsi. Nella mia mente ritornavano i ricordi degli ultimi giorni a Tokyo con Mia san e Alice.
Volevo rincorrerli e ringraziarli per avermi insegnato ad essere una persona migliore e per avermi regalato un po’ più di esperienza e sicurezza.
Volevo rincorrerli e invece mi sono fermato.
Speravo che qualcuno li rapisse veramente per rubargli gli organi.
Solo così tutti avrebbero capito che anche i giapponesi hanno un cuore! E che cuore!the end

Il Portinaio

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