trevor brown skull
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MUORI UN ALTRO GIORNO Vol.2

Ogni sei mesi circa mio padre fa un giro in ospedale. Ma a differenza delle mie parenti che ci vanno per fare il “refresh” alla faccia, lui si fa ricoverare per una quindicina di giorni in prognosi riservata.
L’abbiamo ribattezzato “uomo di ferro”. Qualsiasi cosa gli accada sopravvive. Dovrebbero dargli l’oscar, altro che quella mammoletta di Leonardo Di Caprio.
A questo giro gli è venuta un’anemia condita con insufficienza respiratoria, diabete alle stelle, pressione sotto i piedi e visioni di santi e madonne.
Scatta il bollino rosso in casa mia.
Prima cosa da fare accertarsi che il soggetto respiri, poi spostarlo in una stanza ordinata, passare l’aspirapolvere, verificare di nuovo lo stato vitale e infine attendere l’ambulanza.
Mentre mia mamma si muove come un’ossessa per la casa, io controllo il testamento e le misure del vestito. Perchè, mettiamo il caso che tiri le cuoia, non vorrei che durante il rosario lo vedessero con il pile verde della Decathlon. 😛
Mia madre dice che sono cinico e insensibile.

“Vuoi che tuo padre muoia?”
“E’ solo la madre certa”
“L’ho fatta la ceretta!”

Non capisce che voglio sdramatizzare. In più è diventata anche sorda!
In questi giorni passiamo allegramente le nostre giornate dandoci il cambio in reparto.
Siamo in ematologia.
Nel lettino di fianco a mio papà c’è un uomo agonizzante, nella camera di fianco una suora a cui è stata data l’estrema unzione. Lui è contento così può avere il telecomando tutto per sé e nessuno gli rompe i coglioni per il volume e per le trasmissioni che guarda.
Ieri, dopo aver bevuto un po’ di acqua gassata, ha tirato un rutto davanti all’infermiera.
Mia mamma è diventata tutta rossa.

“Mi scusi signora infermiera, ma mio marito non è abituato a bere l’acqua gassata”
“Non si preoccupi. Anzi beato lui! Io non sono capace di farli”
“Io invece sì. Anche a comando”

E via una piccola gara di rutti, che sommati alle scoregge del signore moribondo ricreava un piccolo Festival della Flautolenza.
Mia mamma è capace di dire l’alfabeto come questo qui sotto:

Meno male che poi sono io quello che non si preoccupa.
Il suo problema all’udito crea sempre imbarazzo ovunque.
Alla cassa del ristorante dell’ospedale è andata più o meno così.

“Buongiorno signorina vorrei due secondi, due contorni e dell’acqua”
“I contorni sono già compresi nei prezzi dei secondi”
“Allora mi metta del pane al posto del mio contorno”
“Signora prendendo un secondo ha diritto a un contorno”
“Ma io voglio il pane”

Abbiamo dovuto prendere una lavagna e spiegarle con uno schema semplificato il menù e i prezzi. Più un ripasso veloce delle tabelline a due cifre. 😛

“Perchè mi tratti come una scema?”
“Te lo spiego dopo. Chiama qualcuno perchè quello di fianco a tuo marito è morto”

Sguardo perplesso e poi piccolo sospiro.

“Vuol dire che la morte è passata e tuo padre sopravviverà”
“Questo sono le tue teorie da superstiziosa meridionale”
“Guarda che eredito io il patrimonio”
“E allora attenta, perchè alla morte piace fare il bis”
“Ti diseredo”
“Tranquilla sto vendendo tutto su Ebay!”

Infine i miei parenti.

Quella che pensa al fisico:

“So che hanno ricoverato tuo papà, come sta?”
“Ma insomma”
“Ma ora sta meglio?”
“Non lo so, sta facendo degli accertamenti”
“Comunque ieri sono andata ad una festa e c’erano dei miei amici invecchiatissimi. Io in confonto dimostro vent’anni di meno”

Quello anafettivo:

“Come stanno i tuoi?”
“L’altro ieri hanno ricoverato mio padre”
“Salutamelo”

La fatalista:

“Mi spiace per tuo papà, ma quando s’inizia è tutto in discesa”

A volte la morte dovrebbe fare tombola!

Il Portinaio

P.S. L’illustrazione a inizio post è di quel genio di Trevor Brown

skeletor

2 commenti

  • ENNIO

    Sdrammattizare fa bene, cade a pennello o se si preferisce, a fagiolo se si vuole proseguire il festival della flautolenza. Ironia della sorte o dolce sarcasmo, sono i fuochi d’artificio di questa realtà che come una puttana, sa illuderti e subito dopo disilluderti mantre ti accorgi che il preazzo da trattare, è sempre troppo alto e caro. Così scatta la domanda di rito: ma proprio in questa puttana mi dovevo imbattere? Dopo tutto c’è puttana e puttana e questa, girando sui suoi tacchi, lascia una sola scia di profumo … quella dell’inconfondibile incertezza!

  • Alan

    Sdrammatizzare e persino manifestare una punta di ironia mista a sarcasmo a volte è il modo migliore di mascherare i reali sentimenti per chi, forse più degli altri, sta soffrendo e prova ad esorcizzare le proprie paure.. inutile soffermarsi invece sui vari formalismi del parentado.

    In bocca al lupo per tuo padre. Di cuore.

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