Lavoro sporco,  Portineria

L’AMORE AI TEMPI DI WINNIE THE POOH

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Il cacciatore era fermo
Tutte le sue armi al loro posto per non intralciare la corsa. La pistola nella fondina, le frecce nella faretra, il pugnale nella tasca e l’arco sulla schiena.
L’orso è vicino e, a meno che la sua mira non sia eccellente, non può rischiare. Sarebbe meglio correre.
Il cacciatore è fermo.
Il bosco lo abbraccia, tentato dal rumore delle foglie ascolta la natura che si manifesta.
Le ginocchia tremano: è così vicino.
Bloccato aspetta. Nessuna articolazione risponde agli impulsi della testa.
Eppure le farfalle continuano a volare, il ragno crea la sua rete e il cerbiatto bruca l’erba.
Rivelati adesso. Io non resisto.
Lo so che fra noi è più bella l’attesa, che la mia paura alimenta il tuo istinto.
Ma sono qui per cacciarti…quindi fatti avanti.
Un petalo ondeggia davanti al cacciatore, i passi dell’orso sono sempre più pesanti.
Resina cola come sangue dagli alberi…eccolo!
Il cacciatore si gira di colpo, ma nessuno si riflette nelle sue pupille.
Come un perfetto stratega l’orso lo coglie di sorpresa.
Una zampata lo fa volare contro un albero.
Sua maestà il Grizzly non ha esitato. Le cortecce volano come coriandoli, le farfalle svaniscono al suo passaggio, il ragno perde la sua casa e il cerbiatto fugge per sopravvivere.
Violenta sarà la morte, come una passione, come un terremoto, come l’ implosione di una supernova.
Dove sei stato fino adesso?
Il cacciatore questa volta non resta fermo, prende il suo arco e mira, ma come un pessimo cupido lo colpisce di striscio.
Non funzionerà la leggenda della freccia, il cuore non lo puoi trafiggere.
E’ finita?
Corri verso di me, non conterà il miele che verserò è la carne che brami.
L’orso improvvisamente si ferma.
Lui e il cacciatore si guardano negli occhi.

Ti ricordi da piccoli? Eravamo belli vero?
Io ti cantavo una canzone prima di andare a letto e tu mi proteggevi dall’uomo nero. Non c’era nessuno sotto il letto, me lo dicevi quando spegnevo la luce.
Facevo così fatica a crederti.
Poi siamo cresciuti e tu sei andato in un altro letto.
Mi hai lasciato da solo.
Come ti occupavi di loro? Raccontavi le favole che leggevi a me? Cosa facevi nelle loro camere da letto?
Concedimi un ultimo desiderio prima di uccidermi: posso accarezzarti come una volta?
Rimaniamo qui. Io e te nel bosco. Guarda! Getto le armi in segno di resa.
E così l’orso si rimette a quattro zampe. Un po’ goffo appoggia la schiena al tronco di un pino e si gratta facendo un rumore buffo.

“Se vuoi ti posso aiutare?”

Vedi! Non possiamo arrivarci da soli. Ogni tanto è bello affidarsi a qualcuno.
Il cacciatore appoggia l’orecchio al petto dell’orso.
Dobbiamo abituare i nostri battiti, è così che si entra in sintonia.
L’ho sempre saputo che non eri cattivo, forse io lo sono stato più di te.
Ora chiudi gli occhi e ti insegnerò un gioco, come quando eravamo piccoli.
Fai finta che non esista più niente, concentrati sul primo pensiero e dimmi cosa vedi.
L’orso versa una lacrima e la bestia smette di essere bestia.
Non dovrai più divorare nessuno da oggi in poi. Le tue vittime ti perdoneranno, quando capiranno che i tuoi morsi volevano essere baci, che la tua furia era fame e che la rabbia solo un richiamo.
Loro non hanno abitato nel bosco, non conoscono l’oscurità e nemmeno la solitudine.
Tranquillo respira, nessuno ti giudicherà più.
Ci sarò io. Perdona l’amore quando non è stato amore, perdona anche me che ti ho braccato come un demone.
Sarà uno spettacolo bellissimo.
Quel giorno nella foresta si sentiva solo un battito, armonico, corale e simultaneo.
Ogni cosa era tornata al suo posto e la favola poteva avere inizio.


“Parte di fiore nel mio letto

potevo amarti e non l’ho fatto
non l’ho fatto e un pò mi pento
nell’agonia del tuo veleno io freno” (Moltheni)

Il Portinaio

voglio dormire con te

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