Il cinema costa troppo,  Lavoro sporco,  Portineria

PASSATO #Vogliodormireconte

voglio dormire con te
“Attore in stato confusionale mi ospiti per qualche giorno?”
“Non hai un casa regista invadente?”
“No! L’ho subaffittata ad una ragazza”
“Va bene, solo se mi prometti che in una scena posso vestirmi da Uomo Ragno e fare le capriole sul letto!”
“Vado in un B&B”
“Non vuoi neanche una scena – di ridere? Ma è il seguito dell’Incompreso?”

Non mi piace il verbo “temere” lo sostituisco di solito con “ricordare”.
Con il passato mi avveleno e me ne faccio sempre due piatti per cena.
Poi sei arrivato tu, hai alzato uno specchio e mi hai costretto a guardare.
Hai coniugato tutto al presente, hai usato per due mesi l’imperfetto e ora progetti qualcosa di più.
Sei tornato dal futuro.
Mentre io versavo lacrime sul gerundio tu giocavi all’analisi logica.
Bella la metafora dei verbi.
Quale potrei usare per descriverti? Riconsiderare o Pentire?
E io? Quale sono? Riaprire o Cambiare?
Non ti chiedo più niente, voglio starti a guardare. Portami al cinema, fammi mangiare, raccogli i cocci rotti. Ma non darmi più la tua assenza e nemmeno  il condizionale di “sbagliare”.
Quando guardo al tuo passato mi sento un discorso incidentale, un dislessico. Non riesco a difendere le mie idee e cado nell’insicurezza del verbo “affidare”.
Improvvisamente le tue attenzioni si sono dissolte, mi sono abituato a dire “è stato”, non ti ho più guardato e nemmeno rivolto la parola…però alla fine non sei passato.
Ti ho lasciato andare via perchè sapevo che saresti ritornato.
Non ti ho chiesto di starmi vicino perchè ti eri perso e il tuo silenzio tradiva il contrario.

Quando non sei abituato a chiedere a nessuno di restare nella tua vita non è detto che tu non abbia una disperata voglia che qualcuno ci resti. È che forse hai imparato a tue spese che non serve chiedere di rimanere. Chi vuole restare c’è già ancor prima che tu lo trovi e resta senza che glielo chiedi.

Tu a chi l’hai domandato prima di me? Perchè l’hai fatto?

voglio dormire con te

Non è più un gioco fra di noi. E’ per questo che voglio capire. Capire le regole che mi hanno fatto stare fermo sulla casella “ritenta”, capire perchè non esce mai il massimo punteggio quando tiro i dadi, capire se veramente daremo il massimo.
Mi piace l’aggettivo massimo. Perchè è superlativo. Se poi l’attacchi a un nome diventa qualcosa di potente. Gli aggettivi sono più deboli dei verbi. Ti dicono quello che vuoi sentire.
Io facevo così, ti mettevo in bocca le mie parole e tacevo le tue. Come hai fatto a liberarti dal mio monopolio?
Eppure usando questo aggettivo ho provocato uno sconvolgimento nella tua vita. Mi è bastato parlare di te al mondo, scrivendoti lettere senza mai spedirtele. La barra spaziatrice è diventata la mia migliore amica, i puntini di sospensione mi facevano da coretto e la Y si è offesa perchè non l’ho mai usata.
“Capire” è un verbo che non mi si addice. Io sono presuntuoso, faccio finta di conoscere. Assimilo e non smaltisco. Mischio l’alto e il basso e alla fine convivo con il “confondere”.
Sembriamo due sconosciuti, che si conoscono meglio di chiunque altro, due ragazzini alle prime armi.
Mi hai fatto tornare nel passato, cancellando il verbo “trovare”.
Al mio arrivo non c’era nemmeno un gatto da accarezzare.
Dovrò usare tanta fantasia per ri-scrivere, ri- partire, ri- tornare. Farò pace con perdonare, abbracciare e camminare.
Vivo in simbiosi con un demone che mi suggerisce battute, il suo tridente mi punge la schiena e all’orecchio mi sussurra il verbo “parlare”.
Senti cosa vuole farti sentire:

Prendi un piatto e buttalo per terra

”Fatto”

Si è rotto?

“Sì”

Adesso chiedigli scusa

“Fatto”

E’ tornato come prima?

”No”

Adesso capisci?

Ma la nostra lingua ti mette a disposizione “incollare”, “curare” e “difendere”.
Ti spingerò dove non sei mai stato. Ti chiederò di scegliere. Perchè il prezzo da pagare sarà altissimo. Il massimo.
Ma dovrò saldarlo io quel debito.
Tu acquisterai me, con il mio carico di congiuntivi, giochi e libri mai letti. Dovrai trovare passatempi ogni giorno, crescere in fretta e abituarti al tempo infinito.
Sei tu il fedele fra me e te, quello devoto a Dio. Allora dimostramelo il miracolo.
I Santi perdevano tutto per finire su un calendario. Ecco voglio questo.
Posso dirti “soffrire” per piegarti il menisco, mi basta un “leggere” per farti piangere. Nascondo “amare” perchè voglio che sia tuo a trovarlo.
Ogni giorno andavi via un po’ da me. Ho perso pezzi di te.
Perdere è un verbo che si usa poco. E’ il gemello di fallire, sinonimo di abbandonare.
Li ho tolti dal tuo vocabolario. Per favore non cercarli più.

Il Portinaio

“Figlio mio è giorni che non vieni a trovarci…come stai?”
“Non puoi capire mamma. Ho un regista in casa!”
“Sporca?”
“No, fa tutto nella lettiera. Però va in giro a piedi nudi”
“Poverino…regalagli delle scarpe”
“Intendevo senza ciabatte”

voglio dormire con te

Il verbo leggere non sopporta l’imperativo avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”… il verbo “sognare”… Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: “Amami!” “Sogna!” “Leggi!” “Leggi! Ma insomma, leggi diamine, ti ordino di leggere!” “Sali in camera tua e leggi!” Risultato? Niente. (Daniel Pennac)

Pennac ciucciami il calzino! 😛

Marcondirondirondirondero
Cigola la ruota sul sentiero
Cinque quattro tre due uno zero e si va,
ma ce ne vorra’ prima di arrivare. (G.L.)

Un commento

  • ENNIO

    Passato, sinonimo di presente poichè il passato, è colui che determina o influenza il presente stesso di ciascuno di noi.
    Non può esistere presente se non c’è un passato e semmai ci fosse, sarebbe un presente vuoto, insipido come una zuppa senza sale…..non saprebbe di nulla e di nulla ci parlerebbe, non avendo nienta da ricordare, da raccontare, malta e mattoni essenziali x costruire un presente.
    Se tu non ci fossi stato, come posso ricordarti nel corso dei giorni di questo presente?
    Anche tu sei stato un passato per qualcuno per poi essere il mio presente, assaporando il sapore dolce e salato dell’importanza che tu rimanga.
    Tu sei come gli stessi secondi attraverso i quali si formano le ore, i giorni, le settimane….mesi e anni….sei il presente scandito dal passato che ci scorre fuori e dentro di noi…sei vitale, sei essenziale sei ciò che ora esiste e che esisterà nel prossimo futuro quando il presente, lascerà avvanzare il suo inevitabile paso anche se ancora una volta ci sarà qualcuno che negando il passato, nega il presente …. nega la tua esistenza.

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