Godzilla attack Tokyo
In viaggio con il Portinaio,  L'altro Mondo

SECOND IMPACT

Malpensa ore 03:55.
Forse sono arrivato troppo presto.
Ho l’aereo per Roma alle 7.
Ci sono solo io, oltre a qualche addetto alle manutenzioni e quelli che impacchettano le valigie, che stanno lì senza avere niente da fare.
La porta automatica dell’ingresso 15 è mezza cionca. E il bagno è un disastro: sul muro i segni di un urinatoio che sembra sia stato strappato a forza e sulla mensola dei lavandini – sporchi – qualche zuzzuso ha dimenticato lo spazzolino e mezzo tubetto di dentifricio aperto.
E’ tutto chiuso.
Incrocio finalmente un’altra viaggiatrice, una signora con un decoltè generoso  che mi fissa incuriosita.
 La guardo curioso. Ha due tette enormi. E’ sicuramente una milf di quelle da gara.
Vi risparmio i commenti degli addetti alla ricostruzione degli edifici noti ai più come muratori. 😛
Stanotte non ho dormito. Manco una pennichella di mezz’ora.
Do la colpa alla moka da sei che ieri sera ho fatto fuori da solo e al the con i biscotti preso prima di buttarmi nel letto.
Ma lo so il motivo vero: è perché mi cago sotto a prendere gli aerei.
Mi vengono pensieri di morte, tipo Final Destination, ed è come se aspettassi di andare al patibolo.
 Mi sento come Maria Antonietta il giorno prima della sua condanna o come i puffi a casa di Gargamella.

“Mi sa che ci siamo solo noi sull’aereo”

Una dolce vecchietta  con l’accento sardo attacca bottone davanti al Gate 18.



“A Roma ho il volo per a Tel Aviv! A me piace molto viaggiare, quando ero giovane…”



Ecco ho trovato una logorroica che ha voglia di chiacchierare.
 Prima delle partenze io non apro bocca, mi viene il blocco intestinale, le corde vocali cadono fino allo scroto, ho visioni apocalittiche e quindi…non dovete rivolgermi la parola!!

“Mi sono tagliata un’ unghia del piede, ma si vede che una scheggia mi è rimasta nell’angolino e ora mi pulsa l’alluce!”



Ma che schifo!

“Adesso mi cambio le scarpe. Dove vai di bello giovanotto?”

“A Tokyo!”

“Le hostess di un tempo erano più belle, adesso sono tutte brutte”

(Cosa c’entra?)

“A me piace viaggiare. Parto almeno una volta all’anno, non ci sono più le mezze stagioni, Marzo pazzerello, Aprile dolce dormire”

(Spero ti dirottino l’aereo)
“Mi raccomando attento ai terremoti!
”
“E lei agli attentati terroristici!”
(Tiè brutta gatta nera)

Ho fatto scalo a Roma, giusto per non farmi mancare niente. Ovvero due partenze e due atterraggi.
Le mani sudano che è un piacere e le mutande le potrei strizzare e appendere fuori dal finestrino, però mi dicono che l’aereo rischi di depressurizzarsi e allora me le tengo.
Sapete cosa odio di più? Quando a un certo punto il capitano dice di allacciare le cinture ma non ti spiega la ragione. E diccelo che stiamo morendo! Io mi sono portato una tic tac al gusto “coma”, se la mastichi ti parte un embolo e non senti più dolore.
La mia vicina di posto è una giapponese, che non mi ha rivolto la parola tranne per dirmi che la soia andava messa sul salmone non sul riso. Poi da classica narcolettica è svenuta. Ha tenuto tutto il tempo le mani come se reggesse il telecomando della Playstation.
Non riesco a dormire, forse sarà l’adrenalina o quelle due stronze (italiane) davanti a me che fanno avanti e indietro con il seggiolino.
Non ho guardato nemmeno un film perché ogni volta che con il telecomando osavo selezionare qualcosa, tremava l’aereo.
Prego.
Prego di arrivare presto, nel caso lascio a voi tutti i miei gadget, vendeteli all’asta e aprite un ospedale per bambini ossessionati dai robot e pupazzi hentai.

Siamo atterrati alle 7:40.
Piove.
Nonostante le mie occhiaie fino ai capezzoli e i baffi da tricheco alla dogana non mi hanno aperto la valigia.
 Meno male!
Avevo con me un chilo di parmigiano, 630 grammi di Nutella, 4 tavolette di cioccolato Novi, il calco del pene di Rocco Siffredi e 3 etti di prosciutto crudo tagliato all’osso.
 Finalmente sono in terra giapponese!
Mi viene a prendere Shige, il fidanzato di Mia san. 
Che carino!!! Mi porta subito nell’aerea fumatori. Una specie di gabbiotto impestato di nebbia e cenere dove la gente invecchia di 30 anni in un nano secondo.
 Entri che ti senti Belen ed esci Rita Levi Montalcini.
Forse dovrei smettere. Ma il Giappone ti aiuta, visto che non puoi fumare per strada e questo ormai lo sanno tutti.
Mentre aspettiamo il “Friendly Limousine Bus” vado a pisciare nel bagno dell’aeroporto.
E qui gli occidentali si sentono superiori. 
Perché mentre io urino con facilità con il mio enorme membro maschile, i giapponesi devono stare ore a cercarselo nella patta e si vergognano se ci sono stranieri di fianco a loro.
Il pullman per Tokyo costa 3000 Yen, offerto gentilmente dal mio amico giapponese.
Il tempo fa schifo.
Inizio a ricordare tutto del mio scorso viaggio qui: riconosco la periferia che assomiglia a quasi tutte le periferie del mondo. Rivedo il mare in fondo all’orizzonte, l’ingresso del parco Disney di Chiba, una ruota panoramica, un centro commerciale, due centri commerciali…non mi devo addormentare…mi pesto un mignolo e sono di nuovo sveglio!
Arrivo a Shinjuku alle ore 11. Mia san abita vicinissimo al Palazzo del Governo!
Roba da sciuri!!! (sciuri in milanese vuole dire signori n.d.r.)

preghiere giappo
Piove e c’è vento.
La casa di Mia San è in un quartiere di casette piccole in un groviglio di viuzze piccole ritagliato da  viali e stradoni su cui affacciano hotel enormi e grattacieli multiformi.
La casa di Mia San è lunga 11 passi e larga 4. Io ho una valigia enorme, un borsone da viaggio e lo zainetto delle emergenze.
La casa di Mia San è solo per me, lei decide di andare a dormire a casa del suo fidanzato.
E fa bene: con una mia scoreggia potrei far saltare le pareti e addirittura provocare terremoti…
Ecco, appunto: alle 13:30 arriva una scossa, ma io ero così intento a lavarmi il culo con il sapone al gusto di rapa masticata che non ho sentito niente. Me tapino! 🙁
Sono scappato subito in giro per il quartiere. Devo stare sveglio!
Piove di traverso e c’è vento.
Oggi a Shinjuku c’è il Tokyo Outside Festival, ovvero quattro tende, due camion e uno stand della Marlboro in un parchetto. Sembra il mercatino degli squatter ma un po’ più chic. Bambini si arrampicano con delle corde sugli alberi, il vento li oscilla, sembrano un’installazione di Cattelan.
Vedo una sposa in un piccolo tempio di fianco al parco.
 E’ molto bella. E tutti si fermano a fotografarla, che botta di culo!
Il vento le sposta il velo, la pioggia la bagna, tegole come proiettili la sfiorano, passeggini schizzano qua e là e lei manco una piega.
Tre morti e due feriti.

sposa giapponese
Giro per Shinjuku, solo per tenermi sveglio.
Ricordo tutto.
In fondo a sinistra ci sono i “bugigattoli” come li chiamava Lady Disturbia, ovvero i localini sotto la ferrovia.  Se vado a destra c’è il tempio “HanazonoJinjacomecazzosiscrive”, in fondo prima di Buger King c’è il negozio di cagate “Don Quijote”.
Bene!
Vago per ore, ogni tanto mi fermo a bere un caffè.
Guardo la gente, non mi sorprende. Le ragazze hanno sempre le scarpe più grandi di due dita, i ragazzi sembrano le ragazze con le scarpe più grandi di due dita.
Uno mi ferma per strada chiedendomi se voglio andare in un locale di troie!
 E’ ufficiale sembro un pappone!
Salgo sull’Osservatorio del Palazzo del Governo. Guardo Tokyo affogare dall’alto.
Alle 8:00 torno verso casa di Mia San.
Piove sempre più forte, il vento forma mulinelli, l’ombrello si rivolta e si rompe.
 Mi bagno come il pulcino Pio!
Addio mondo crudele. 
Mi sono perso!
Non capisco più niente, l’acqua mi entra nelle scarpe, i jeans sono da buttare via e il pannolone non mi tiene più asciutto.
Domando a una ragazza per strada se sa indicarmi dov’è casa di Mia San. Le faccio vedere la Mappa.
Mi dice qualcosa.



“I dont’ speak japanese”

E lei mi risponde

“Infatti ti ho risposto in Inglese”


Iniziamo bene!!

Il Portinaio

Questo post è costato 1900 Yen.

mia

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