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LA FAMIGLIA PASSAGUAI (Vuoi andare all’Expo Vol.3)

La zia è sopravvissuta.
Non è stata rapita dagli alieni, dagli estremisti leghisti e nemmeno dagli zingari (persone che lei teme molto).
E’ venuta a trovare mio papà, che è suo fratello, ma anche per andare all’Expo.
E siccome mio padre è disabile perchè non sfruttare la sua invalidità per non fare le code?
Mannaggia a me quando ho accettato di accompagnarli!
Appuntamento a casa dei miei genitori alle 10:30.
Sono arrivato con dieci minuti di ritardo. Meno male che non erano ancora pronti.
Per mettere la carrozzina di mio padre in auto ci abbiamo messo un quarto d’ora.

“Togli i piedini, infilala per le ruote, anzi no, togli il cuscino”.

Alla fine abbiamo optato per questa soluzione.

carrozzina
“Se hai freddo fai un fischio!”

Mia mamma odia la mia automobile perchè ha tre porte e lei fa fatica ad entrare. Dice che le vengono i crampi.
Altri 20 minuti persi.
Mia zia nel frattempo rideva dei nostri disagi.
Siamo partiti alle 11:20.
A metà strada mia madre:

“Ho portato un maglioncino per il freddo, l’ombrello per la pioggia, le scarpe di ricambio, un foulard chic leopardato, le bottiglie di acqua vuote che le mie amiche mi hanno detto che a Expo la danno gratis…mi sono dimenticata il portafoglio”

Ritorna a casa.
Falla scendere dall’auto con la gru, aspetta altri cinque minuti.
Ripartiamo.
A metà strada:

“Ho preso anche delle caramelle se ci scende la pressione, il rossetto per essere sempre ordinata e truccata, un pettinino, dei sacchetti vuoti…ho dimenticato di prelevare”

Torna indietro. Vai a cercare il bancomat, aspetta altre venti minuti.
Se continuiamo così arriviamo giusto per lo spettacolo serale dell’Albero della vita.
Io sembro un educatore di una scuola per bambini “sensibili”.
Mia madre è sovraeccitata, mia zia è distratta e mio padre continua a dire “controlla quelle due che sennò le perdiamo”.
Riusciamo a salire sul treno delle 12:20. Ci abbiamo messo due ore per fare tre km.

“Quanto ci vuole per arrivare a Espò?”
“Zia si dice con la X”
“Espox?”

I ricordi che ho del duo madre/zia sono:

– Quando un’estate in vacanza hanno visto un topo in piazza e si sono abbracciate urlando e piangendo facendomi fare una figura di merda

– Quando mi sgridavano al mare perchè non potevo stare in sala giochi più di mezz’ora e mi prendevano a schiaffi a turno

– Quando cantavano in mezzo alla strada questa canzone per farmi vergognare: Andiamo al circo, andiamo al circo a vedere le bestie feroci! La sansara con la chitara, il canguro appeso al muro, il cavallo che non corre…”

Sono traumi da cui non mi sono più ripreso.
Mia mamma è dieci anni che non prende il treno, dice che le fa venire l’ansia.
Anche mia zia ha l’ansia, ma solo perchè ha paura di non riuscire a vedere il padiglione della Svizzera.
Mio padre invece perchè oggi non può vedere le repliche della Signora Fletcher.
Mentre chiacchieravamo sul treno ci siamo accorti che nessuno aveva legato la sedia a rotelle nell’apposito spazio. Una signora si è cagata sotto quando l’ha vista passare per il corridoio senza nessuno a bordo.
Non è un viaggio è Paranormal Activity.
Meglio immortalare questo avvenimento.

“Zia posso spedire le foto a tua figlia?”
“Sì”
“Mi dai il suo numero di cellulare? Gliele mando su Whatsapp”
“Uozalf?”
“Ahahahahahahahaha”
“Che ti ridi????”

Mia madre: “Non si dice Uozalf, ma Uozzai!”

Stiamo freschi.

Alle 13 abbiamo appuntamento al padiglione giapponese. La mia amica Yoko ci ha prenotato l’ingresso, così non dobbiamo fare ore di coda.
Abbiamo dieci minuti. Corriamo per il decumano come se c’inseguissero dei rottweiler.

Mio padre:
“Guarda che le perdiamo quelle stordite”
“Tranquillo che le tengo d’occhio”
“Guarda che le perdiamo quelle stordite”
“Ho capito”
“Guarda che le perdiamo quelle stordite”
“Se lo dici ancora ti abbandono in autostrada”

Il personale giapponese è come al solito gentilissimo. Ci fanno entrare da un porta secondaria e attendiamo nella prima sala l’arrivo dei comuni mortali che sono rimasti 56 ore sotto il sole.
Qui viene proiettato un bellissimo video di grafica, ma inutile per il concept di Expo.
Nella seconda sala ennesimo video 3D per far esclamare i turisti.
Mio padre apprezza con: “Cos’è questa cazzata?”
Mia madre è commossa.
Mia zia si è persa.
Nella terza sala si possono ammirare i plastici dei cibi giapponesi.
Mia mamma si vanta di averne provati almeno cinque.

“Questo è quello che ci aveva portato Mia san insieme ai fagioli rossi che li ho vomitati tutta la notte”
“Non devi farti sentire dagli altri”

Il motivo delle eterne code al padiglione giapponese è il Ristorante del Futuro.
Sala tecnologica con video tavoli touch screen, personale educatissimo e due attori che ripetono tutto il giorno la stessa pantomima.
Qui sotto un video.
Al minuto 7:45 la sigletta da Villaggio Vacanze che mi ha molto imbarazzato.

Ora posso dirlo.
Se vai con un disabile a Expo ti si aprono tutte le porte. E io che pensavo fosse piena di barriere architettoniche.
Padiglione Thailandese. Tempo di attesa 45 minuti. Noi 3 minuti
Anche qui stessa impostazione: video brillanti, ma poca sostanza.
Qualcuno con il senso dell’umorismo deve aver sabotato i tipici piatti thai. Nessuno si è ancora accorto dell’errore.

padiglione thailandese

A meno che sia un messaggio subliminale per far esplodere qualche basilica italiana.
Questi invece sono gli abiti di alta sartoria thailandese.

padiglione thailandese
Tutti i filmati che potete ammirare nei vari padiglioni sono “pompini turistici”. I thailandesi elogiano il loro re come progressista e devoto al benessere della sua popolazione.  I cinesi t’incantano con un’animazione sulle tradizioni famigliari mentre i turkmeni non hanno un bravo montatore video. 😛
Siccome i miei genitori e mia zia non sono amanti della cucina etnica ho dovuto accontentarmi del ristorante pugliese.
114 Euro per 3 piatti di carta con orecchiette con le cime di rapa, 4 porzioni di 5 bombette fritte e 2 piatti di fiori di zucca fritte. Direi un furto.
Mio padre voleva chiamare la finanza.
Mia madre il Gabibbo.
Mia zia doveva fare pipì.

“Mamma accompagno la zia in bagno, sicura che non devi andare anche tu?”
“Tranquillo non mi scappa”

Dopo cinque minuti. Quando eravamo ben lontani dai gabinetti…“Gabry mi scappa la pipì”
Eh no! Sembra di stare all’asilo.

Nel Padiglione cinese, mentre eravamo in coda per prendere l’ascensore per i disabili, una donna incinta si è intrufolata con due amiche, scavallandoci. E’ salita insieme a mia mamma e ad altre 4 persone.  Mia madre ha avuto una crisi di claustrofobia. Ha pregato gentilmente la signora di aspettare il suo turno, poi ha perso la pazienza e l’ha mandata a cagare.
Io ho fatto finta di non conoscerla e ho assitito al “cat fight”.
La donna in stato interessante alla fine è dovuta uscire e aspettare il suo turno. Mi ha guardato cercando una spalla

“Io non so queste stronze con l’ansia perchè non rimangono a casa”
“Già me lo chiedo anch’io”
“E poi ci stavamo anche se l’ascensore era da 4”
“Immagini se si bloccava. Sarebbe rimasta chiusa con quella lì”
“Non ci voglio neanche pensare”
“E’ un maschio o una femmina?”
“Femmina”
“Auguri allora”

Alla fine ho dovuto fare i conti con l’età dei miei parenti. A metà pomeriggio piedi gonfi e snack coreano.

Ecco un po’ di reazioni della giornata.

Quando mia zia mi ha chiesto per la centesima volta “Mi porti a vedere la Svizzera?”


Quando mio padre mi ha detto “Ho il culo quadrato a star seduto sulla carrozzina”


Quando ci hanno rimbalzato al Padiglione Italia perchè c’era troppa gente.


E il motivo per cui non abbiamo dato la carrozzina elettrica a mio padre


Il Portinaio

QUI la mia prima volta a Expo.
QUA la seconda.

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