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KYARY PAMYU PAMYU LIVE IN ITALY (Vuoi andare all’Expo? Vol.2)

“Avete mai creato il braccialetto dell’amore?”

Così mi accoglie la voce dagli altoparlanti all’ingresso di Expo.

“Venite al padiglione polacco e partecipate alla gara, chi sarà il più veloce?”

E cosa si vince? Reliquie del beato Papa Wojtyla?
Ma io sono qui per il JapanDay, non posso farmi distrarre da corsi per donne di mezza età.
E’ presto. Sono le 2 del pomeriggio.
La parata dei Matsuri dovrebbe iniziare alle 4.30, caldo permettendo.
Una troupe televisiva giapponese riprende uno statico presentatore che mostra grafici in salita di non so che cosa, forse dell’affluenza dei turisti o le vendite dei portachiavi di Hello Kitty.
La mia amica Mia san mi ha detto che a Tokyo c’era  un bar dove ragazzine facevano origami mostrando le mutandine ad allupati clienti. Niente sesso. Io faccio barchette tu mi guardi lo zoccolo di cammello.
Pare che la polizia l’abbia chiuso.
Davanti al padiglione giapponese delle ragazzine italiane mi regalano una gru di carta.
Tentenno e sorrido, tanto nessuna di queste qua mi farà vedere il suo intimo Tezenis.
Domando:

“Scusate dove fanno il concerto di Kyary Pamyu Pamyu?”
“Chi?”
“La cantante giapponese”
“So che fanno degli spettacoli all’Auditorium”
“Sapete dov’è?”
“Di là”

E indicano un orizzonte infinito.
Maledette disinformate!!
Kyary Pamyu Pamyu è la mia ossessione da qualche mese.
Ne avevo già parlato QUI.
Se dovessi riassumerla in poche parole la definirei un concentrato di zucchero, vuoto a rendere, 80% cotone 20% poliestere e parrucche.
Lei è diventata, dopo un accurato studio a tavolino, la regina del Kawaii.

Ha incominciato come fashion blogger e in pochissimo tempo si è imposta come suprema ambasciatrice della cultura pop di Harajuku.
E’ bassissima.
Nakata Yasukata del duo electro Capsule, nonchè padre putativo delle Perfume e Dj supermegatrendy è il suo produttore.
Kyary è la risposta a tutti i problemi della vita, se diventi un suo adepto non avrai più nessun timore, niente ti farà più paura e il mondo diventerà piccolissimo.
Il suo arrivo in Italia non ha di certo spostato masse di fans accaniti. Io ho provato anche a contattare il suo staff per avere un’intervista, ma siccome non scrivo per una testata nazionale, sono stato rimbalzato con un “E’ troppo tardi per pianificare interviste”.
Perché Kyary Pamyu Pamyu si porta dietro manager cattivissimi, ma anche produttori scaltri, designer internazionali e stylist coi controcoglioni.
E’ una bambola.
Appena arrivata a Milano ha postato questa foto:


Sembra una studentella che sta andando a scuola.
Poi il pomeriggio è stata in piazza Duomo e alla Fondazione Prada.
Il giorno dopo ha visitato all’Expo il padiglione del suo paese, senza fare la solita coda di un’ora e trenta minuti. Ha parlato con un giornalista del Corriere della Sera e ha rilasciato dichiarazioni su temi scottanti di interesse universale:

1) Gli uomini italiani si vestono bene e stanno attenti al loro look

2) Se avessi tempo libero andrei in vacanza a Okinawa

3) Vorrei che la musica giapponese influenzasse le altre culture

4) Vorrei influenzare con il mio stile la moda delle ragazze

5) Mi piace la burrata

6) Vorrei influenzare anche quelli con l’influenza

Kyary Pamyu Pamyu non esce di casa senza l’Umeboshi (prugne fermentate) perché è il suo energizzante naturale e non potrebbe vivere senza.
Come se Marcella Bella in turnè in Australia pretendesse di avere barattoli di ‘Nduja e Sottaceti per l’insalata di riso
Ma si sa ognuno deve avere le sue certezze quando viaggia, è difficile essere totalmente in balia di un paese. Del resto io sono uno che ha sempre in valigia un pacco di Gocciole, ma solo per corrompere all’aeroporto quelli della dogona! 😛

Sono le 15:45. Mi faccio un giro in qualche padiglione, tanto Kyary dovrebbe arrivare verso le 17:30.
Visito quello Irlandese, perché l’ultima volta era allagato.
Non vi perdete niente, ci sono solo poster e schermi giganti che dicono quanto sono bravi a far pascolare le mucche e come gli chef stellati non vedono l’ora di averle nelle loro cucine, quanto wiskey importano e come sostengono la coltivazione del grano e dell’allevamento ittico.
Se volete vedere dei gioielli a forma di asparagi andate nel padiglione del Belgio, se invece preferite ammirare la gente che sviene mettetevi davanti a quello della Bielorussia, di solito è lì che iniziano i primi cedimenti.
I polacchi saputo dell’arrivo della popstar giapponese hanno chiamato nel loro padiglione il gruppo “Chopin”. Una disastro totale! Gente che moriva di caldo e cercava riparo sotto gli ombrelloni, doveva pure subirsi gli starnazzi di una perfetta sconosciuta.
Agevolo contributo fotografico.


In mezzo alla bolgia ho notato la guardia forestale, che va bene tutto, ma qui ad Expo l’unico bosco che c’è è sintetico.
La cosa che mi ha rattristato di più è stato lo sguardo affranto del maiale di plastica nell’allestimento in mezzo al Decumano.


Vado in coda. Kyary Pamyu Pamyu incrocerà il mio sguardo, ne sono certo, s’innamorerà di me e mi trasformerà in un piccolo marshmallow peloso.
La coda è molto lunga, manco regalassero polpette di riso.
L’addetta alla fila ci informa che forse non riusciremo ad entrare.
Questa la simpatica reazione.


La bimbetta di fianco a me, con una parrucca sintetica blu lunga fino alle ginocchia, sta per avere un mancamento. Un po’ perché le sono cresciuti muschi e licheni sotto il cuoio capelluto e un po’ perché non potrà vedere la sua dea.

“Scusate, ma i giapponesi non possono rimanere fuori, tanto l’avranno già vista al loro paese”

Come darle torto.

“Se non riuscissi ad entrare sarebbe già la seconda volta che mi lasciano fuori da un concerto di cantanti giapponesi”
“E chi erano gli altri?”
“Le Baby Metal”

Perché non conosco queste suddette ragazzine? Devo informarmi.
Mentre aspetto che la fila si muova mi guardo intorno.
Il potere di Kyary Pamyu Pamyu non ha attecchito molto. Sono in poche ad essere vestite seguendo il suo stile, ma soprattutto con un risultato imbarazzante.
E’ inutle. Non c’è storia.
Le ragazze di Harajuku sono inimitabili. Per espressione, cultura, testa e ideologia.
Vedere una minorenne occidentale con un vestito rosa confetto, gli occhiali da orba e i capelli secchi la fa assomigliare di più a una bambola di ceramica adagiata sul letto piuttosto che a un’ ammicante lolita dagli occhi a mandorla.
Kyary e tutte le idol giapponesi vivono in un mondo che non è il nostro e che è difficile da replicare, a meno che non ci si voglia rendere ridicoli.
Il mondo Kawaii ha come unico timore quello dell’estinzione degli unicorni. Al mondo Kawaii non importa delle sorti del pianeta, della povertà in generale e della lotta per i diritti umani.
Se vuoi farne parte devi rasare al suolo ogni forma d’intelletto, non farti commuovere se il popolo greco muore di fame, ingozzarti di panna montata e girare intorno alla moda. Ma hai poco tempo, perché quando invecchierai ci sarà una nuova schiera di ragazzine a prendere il tuo posto e ti accorgerai di quanto tempo tu abbia perso ad infilare le perline colorate nel filo della collanina.
Ok ci sto! Voglio diventare così.

Perché la cultura Kawaii non ha sesso, tutti possono vestirsi come vogliono. Se poi i generi si mischiano ancora meglio. Fanculo il Family Day, voglio sposarmi un Orsetto del cuore e pregare al tempio di Kyary Pamyu Pamyu, se poi la Grecia fallisce cazzi loro, potevano emettere qualche scontrino in più.
Alle 17.30 chiudono le porte. Non vogliono farci entrare.
Si scatena uno tsunami di parolacce.
L’efebo di fianco a me non cede alle lacrime perché potrebbe rovinare il suo trucco, quello con i fuseaux a stampa di pesce verde brillante sta per avere un collasso.
Io mi avvicino a due giapponesi vestiti da banchieri.

“Io no parlo italiano”

Non avevo ancora aperto bocca.
Il ragazzo che si occupa di piantonare la porta è spaventato, tutti iniziano a spingere.
Esce un signore italiano ed esclama: “Possono entrare solo in 50”
Il cielo si apre ed Hello Kitty scende da una nuvola fucsia e con un dito sceglie i fortunati.
Ma i fans sono agguerriti. Iniziano a scalciare come Mio Mini Pony al rodeo.

“Io soffro di claustrofobia”
“Io di attacchi di panico”

Se vabbè e io ho il 45 di piede! 😛

Riesco a entrare, sussurrando al piccolo giapponese impaurito che sono di una testata giornalistica.

“Quale?”

Merda. Sembra la scena del film Nothinghill

“Caravan e Camper”

Poi, mentre lui moriva calpestato da una Cosplayer con i capelli a forma di zampe di ragno, sono tornato indietro per dirgli che forse ero del giornale “Giardini e terrazze”, ma ormai non respirava più.
Meno male che a Expo ogni cento metri c’è un defibrillatore.
L’Auditorium è pieno zeppo. Per metà sono giapponesi vestiti tutti uguali. I famosi Salarymen.
Lo spettacolo è in ritardo.
Riesco a vedere la perfomance di calligrafia e tamburi e un piccolo assaggio di teatro No, che fa addormentare mezzo pubblico.
I presentatori sono fantastici. Quello italiano ha una voce da televendita. Legge tutto, persino quando dice “Fate un applauso” Ogni performer ripete la stessa cosa: “Vorrei gettare un ponte fra Italia e Giappone”.
Ma quale ponte! Noi non abbiamo lavoro, semmai gettaci delle monetine.
Kayry Pamyu Pamyu appare verso le 18.15.
E’ bellissima. Vestita con un abitino rosa con maniche a sbuffo e pois gialli.
Ha una parrucca rosa antico, tipo le tinte sbagliate delle vecchie, gli occhi grandi a una grossa coccarda sul petto con appiccicati in ordine sparso: un’automobilina, due trombette, una nave, due aerei, un papillon rosso, un mazzo di chiavi (credo del solaio), degli anelli, due pettini, una mazza da golf, una lampadina, dei braccialetti e una farfalla.
In testa un cerchietto fatto di bottoni con una bambolina dalle trecce rosa seduta su una cassetta musicale anni 80, che tiene in mano una testa mozzata di un’altra bambola, il tutto legato da un anello importante dove al posto del diadema c’è uno pezzo di scroto di qualche sua fan che ha sacrificato la sua virilità per un suo bacio.
Non ci credete?

Lo showcase è impeccabile nel suo playback.
Sono tutti felici.

Più che il JapanDay sembra una festa privata di qualche azienda giapponese. Ma va bene così.
A un certo punto Kyary chiede di muovere le braccia a ritmo di musica, qualche nipponico filonazionalista inizia a fare il saluto romano, ma queste cose le noto solo io che sono sempre così tignoso e in cerca di polemica.
Canta Ponponpon, che è il suo pezzo più famoso, Tsukematsukeru e Ninja Re bang bang.
Tre ragazzi “minacciano” di rifare un suo balletto e di pubblicarlo su Youtube per portare in Italia quel pizzico di rosa che manca.
Quando tutto finisce mi avvicino al palco, fregandomene di chi è seduto.
Dice poche parole, dice che ritornerà.
Questa è la sua promessa.
Io invece giuro che ti sarò fedele sempre, risparmierò per venire nella tua laica chiesa di pizzi e parrucche, ti cercherò fra le pazze di Harajuku, mi raserò il petto villoso e indosserò solo calze con pesciolini verdi. Avrò un profumo delicato di fiori di cieligio, mangerò quello che mi servirai e seguirò i tuoi dogmi come i testimoni di Geova fanno con la Bibbia.
Portami via con te, non lasciarmi qui a sudare, sarò il tuo vassallo vestito con sospensori glitterati e zeppe fluorescenti, ti prometto che non parlerò di politica e religione, farò la pedicure un giorno sì e l’altro pure, indosserò orecchini a forma di zampe di gallina e parlerò solo a monosillabi…ti prego non lasciarmi…non adesso!
Poi saluta e svanisce come la schiuma nella vasca.

Io rimango con lo sguardo perso. Per un attimo sembrava che mi avesse detto “Che carina la tua maglietta”


Il Portinaio

Qui potete vederla all’aeroporto di Malpensa come un’appestata qualsiasi.

2 commenti

  • Lore

    Portinaio, devo ringraziarti perché per merito di questo tuo articolo (e quindi
    indirettamente anche per merito della sempre amata Kyary) ho scoperto le Babymetal. L’ho letto in tempo per riuscire a vedere le Babymetal a Tokyo in agosto. Ora sono un seguace della volpe. Non so se rigraziarti o maledirti… oh be’, probabilmente avrei comunque scoperto le suddette ragazzine prima o poi… inoltre è tutto collegato: Kyary–(compositore canzoni)–Perfume–(coreografa)–Babymetal.

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