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MOTHER FUCKER

cara dolce kyoko“Mi porti in Piazza Duomo?”
“Perché?”
“Perché l’ultima volta che l’ho vista andavano di moda le spalline”
Mia mamma, vuoi per pigrizia, vuoi per paura di guidare in autostrada, è diciotto anni che non vede il Duomo di Milano.
Un motivo c’è.
L’ultima volta che siamo andati in centro insieme è stato quando mia zia Adele è venuta a trovarci, nel lontano 1992.
Tutti insieme allegramente visitavamo qualsiasi negozio, anche il più inutile e, ogni volta che mi lamentavo, mi facevano vergognare iniziando a cantare questa canzone in coro, a voce alta.

Ve lo giuro! La gente le guardava come se fossero delle psichiatriche fuggite dal Ciarletti.
Ricevevano pure la carità.
Mi ricordo ancora com’erano vestite: fuseaux a fiori, maglie lunghe fino al ginocchio (con la scritta: Anche lui era come tutti gli altri ) e zoccoletti da olandese sovrappeso.
Ho deciso di riportarla sul luogo del delitto, facendo finta di niente e sperando di poter cavarle qualcosa da H&M.
Mia madre pensa 5000 cose in un secondo. E’ capace di arredarti un appartamento, cucinare,  fare la spesa, un posacenere di Das e insegnarti persino la fellatio in un quarto d’ora.
Il risultato però sono degli strafalcioni degni di un laboratorio di cabaret.
In autostrada iniziamo subito a litigare.

“Guida piano!”
“Mamma sto andando a 90 km all’ora”
“Stai a destra”
“Ma sono nella corsia di centro”
“Attento agli autovelox”
“Sto andando così piano che ci fanno un dipinto al posto della foto”
“Basta! Da domani vado a piedi in macchina!”
“????”
“Che musica di merda ascolti!”
“E’ la radio”
“Ma chi è?”
“Fabry Fibra…”
“Ai miei tempi Jula de Palma aveva osato dire sono tua e l’hanno scomunicata e questo pirla senti cosa dice!”

Parcheggiamo vicino a Porta Venezia, per fare solo due fermate di Metro, visto che le vengono sempre attacchi di claustrofobia.
Primo scherzo.

“Mamma vai dal tabaccaio e domandagli un XXXXXXX per il parcheggio”
“Ok, aspettami qui”
Passano dieci minuti ed eccola arrivare tutta rossa.
“Scemo! Non si chiama – Grattarello – che cazzo mi dici?
“Scusa ma non l’hai mai comprato?”
“No, mi porto sempre dietro tuo padre disabile, così risparmio!”
“Mamma ricordati la via dove abbiamo parcheggiato…”
“Sì, l’ho segnata: via Riccardo Castoldi ( Panfilo Castaldi ).
“Stiamo freschi…”

La mattina, in Corso Vittorio Emanuele, ci sono solo i ragazzini che bigiano e qualche puttanella che crede ancora di essere alla Vogue Fashion Night.

“Hai visto quei ragazzi che fanno sega?”
“Chi? Che schifo? Ma non li denunciano?”
“Guarda che mica si masturbano! E’ il termine romano per dire bigiare”

Prima tappa H&M.
Come al solito ci sono sempre le solite magliette nere e azzurro gabinetto, le giacche di cartone e i maglioncini che se li sfreghi fanno scintille.

“Che negozio di merda, ma tu ti vesti qui?”
“No mamma, di solito vado da Dior, ma oggi ho l’ascella sudata e non mi va di fare figure”
“E poi che nome è Cheyenne?”
“????”ape magà mamma

Mentre camminiamo, inizia a raccontarmi di quando veniva, vent’anni fa, in piazza con mio padre.

“Sai dopo lo spettacolo a teatro ci fermavamo alle Tre Gazzelle a bere il caffè”
“E dove andavi a teatro?”
“Allo Smeraldo”
“Comodo…è a 6 fermate da qui”
“Forse non ricordo bene, ma quella è piazza San Babila vero?”
“Sì…”
“Ecco, quando uscivo dal corso di estetista, prendevo il panino in un bar qui vicino”
“E dove facevi il corso?”
“A Loreto!”
“Dovresti andare alla Madonna di Loreto, per farti ridare il senso dell’orientamento”

Siccome mia madre vuole fare la giovane, in mezzo ai giovani, non indossa spesso gli occhiali.
E questo è il risultato:
“Vieni qui, c’è il negozio Cielo!” (Celio)
“Gabry qui vendono occhiali vegetali” (occhiali vintage)
“Fanno la metro per il Po? Che lunga!” (Lavori Metro previsti per l’Expo)
“Che negozio è masocaso?” (sadomaso)

Si continua con altre gaffe
“Gabry diamo qualche monetina per l’Anfas, dove ci sono i cani abbandonati”
“Mamma è per i disabili?”
“Ci sono anche i cani disabili?”
“Ma si chiama in un altro modo…”
“Ah sì! Non dirmelo…Enpas?”
“Con la A finale”
“Enpasa?”
“Fatti un giro da un logopedista”natsumi morisawa

Una trans ci ferma per strada e ci chiede da accendere.
“Che bella ragazza”
“Mamma era un uomo!”
“Ah sì? E perché non me l’hai detto?”
“Sennò la chiamavi Mario”
“Ma era un Afrodite?” (ermafrodito)
“????”

Il nostro giro continua alla Ricordi, così per portarla sotto la Galleria di Milano.
Dei turisti ci fermano e ci domandano dov’è il XXXXX.
Mia mamma, che quando parla sembra microfonata, mi urla:
“Gabry è sotto la Galleria dove si schiacciano i coglioni?”
“Sì, ma non devono saperlo anche quelli al sesto piano della Rinascente”
Quando vede Gianni Morandi si smutanderebbe, figuratevi in un negozio di Cd.

“Guarda che bello, come me lo farei…vabbeh andiamo a cercare il cd di Luca Baroni” (Alex Baroni)
“????”
“Non lo conosci?”
“Forse ti confondi…”
“Lionel Rix?” (Lionel Richie)
“Non so chi sia…”
“Certo tu ascolti solo Speis Goal, Marika Kerry e quella battona di Madonna”
“Io non ascolto Mariah Carey!”
“Vorrei sentire qualche cd, è possibile?”
“Certo, mettiti le cuffie e senti questa canzone”
“Chi sono? Dalla voce sembra quella dei Dalish?” (Jalisse)
“????”
Ora cercate di riconoscere la canzone dal testo riadattato da mia madre:

Suonava giù in giardino un’assassina jazz…l’acqua bolliva lentamente yeah, l’esplosione poi forte forte un’abbronzatura a monica, tra la musica molte molte, tutto andava giu’, mentre la tv cadeva mentre la tivu’ cantava, bevila perche’ è Tropicana jazz!
(Questo è il testo originale: Suonava Blue Gardenia un’orchestrina jazz, l’acqua ribolliva lentamente ad est. L’esplosione e poi dolce dolce, un’abbronzatura atomica, tra la musica dolce dolce, tutto andava giu’. Mentre la tivu’ diceva mentre la tivu’ cantava. Bevila perche’ e tropicana je)signora butman

“Guarda un libro su Maradona”
“Ti ricordi di suo figlio? Maradona Jr… giocava nel Cervia”
“Peccato che non l’hanno fatto giocare in Italia?”
“????…Guarda che era a Campioni del Cuore”
“A Campione? Vicino al Casinò?”
“????”

Parlare con lei è come stare con i Giapponesi, prima che inizi a carburare ci vogliono tre settimane, poi quando entri nella loro mente è tutto più semplice.

“Gabry che cinema è questo?”
“E’ un cinema d’essay”
“D’essay? Vuol dire che si guardano di sera?”
“Sì, così ti addormenti”
“Sto guardando troppe cose o mi prendo un Alvin (aulin) o mi porti dentro il Duomo”

Dentro le chiese mia mamma inizia a pregare e di solito litighiamo anche lì.
Io inizio a mettere in discussione la verginità della Madonna e le apparizioni, mentre lei prega bisbigliando e correndo intorno alle panche.

“Mamma sembri una tossica, fermati!”
“Zitto pirla”
“Non si dicono le parolacce in chiesa”
“Fa freddo qui dentro e poi potrebbero accendere due luci”
“Dai usciamo, sennò mi viene la pellagra. Andiamo a giocare al lotto?”
“San Pietro è più bello del Duomo”
“Mi stai ascoltando?”
“E poi c’è anche la Pietà di Michelangelo”
“Dai, giochiamo al lotto, mi segno i numeri…dimmene uno dall’1 al 32”
“47”
“????”miss pony

Dopo averla svegliata dall’estasi ecclesiastica l’ho portata da Zara, Pull and Bear, Bershka, Oviesse e questa è stata la sua esclamazione:
“Ecco perché ti vesti così di merda”
Dietro piazza Diaz ha visto dei ragazzini che fumavano una canna.

“Gabry quelli si fanno gli spinelli”
“E allora?”
“Scusa ma tu ti fai le canne?”
“Secondo te quando sono andato ad Amsterdam l’ho fatto per vedere i tulipani?”
“Ti droghi?”
“Ma no! Vedi in Olanda è controllata la droga, se vai nei Coffe Shop ci sono varie dosi di canne”
“Sono tagliate diversamente”
“Quella è la cocaina”
Mia mamma si ferma stupita, inizia a guardarsi in giro e urla:
“Dov’è la Cuccarini?”
“????…Ho detto cocaina non Cuccarini”

Siamo arrivati fino alle colonne di San Lorenzo, lei schifando le vetrine di via Torino e io sudando a furia di prendere appunti.

“Quando ero giovane una volta ho visto qui vicino Kabir Bedi”
“Chi?”
“Kabir Bedi…Sandokan la tigre di Monplacens? (Mompracem)cinderella cenerentola matrigna

E così è terminato il nostro giro.
Bottino della giornata? Niente!
A casa è tornata esausta e rincoglionita.
Appena entrati ha squillato subito il telefono.
“Scusi un attimo che sento mio figlio…Gabry è la signora dell’associazione XXXXX dice che faranno uno spettacolo di beneficenza su Goldoni al teatro XXXXX”
“Mamma sarà una pompa…”
“Mio figlio chiede se è la pompa di Goldoni?”
“????”
Ecco finisce sempre così.

Una volta, mentre ristrutturavamo casa, braccava l’imbianchino come se fosse il suo confidente.
Piuttosto che starla a sentire si sarebbe iniettato della vernice in vena.
“Mamma lo vuoi lasciare stare? Non vedi che sta lavorando…poi non parla neanche italiano, cosa vuoi che capisca?”
Ma lei, teatrale come Milva quando canta Brecht, ha iniziato a raccontargli la sua infanzia.
“Mia madre era una sarta, quando ero piccola, sia a me che a mia sorella, ci cuciva un vestito nuovo ogni due settimane. La domenica all’oratorio eravamo le bambine più belle, con le scarpe sempre lucide e i colletti di pizzo…mia madre ci se – viziava sempre!”

Il Portinaio

Mia nonna nel negozio di costumi da bagno:
“Scusi signorina avete due becchini per le mie figlie?”

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