Lavoro sporco,  Portineria

LA FINE DELL’ALTRO MONDO

A volte poche ore, a volte tutta la notte.
Non abbiamo mai avuto un weekend per noi.
Ci siamo detti tutto, come se ci conoscessimo da sempre.
Abbiamo allenato il tempo a perdere tempo, i minuti a diventare ore per poi scoprire che il mattino arrivava troppo presto.
I primi mesi non vedevo ombre in casa tua, ma solo perchè non c’ero stato con la luce del sole.

Incredibile come si scelgono le persone.

Ti ho incontrata come in una favola.
Una tazza di caffè in un bar e poi via a lavarsi le mani. I tuoi occhi allo specchio hanno incrociato i miei e improvvisamente il cuore in frantumi.
Sentirsi debole, cedere alle tentazioni, valori che se ne vanno affanculo.
Non ho più ricordato chi avessi al mio fianco.

“Piacere” è iniziato così.
Solito sorriso per dimostrare il bel lavoro del dentista, braccia incrociate in segno di chiusura e paura di parlarsi.
Non chiedermi niente, lasciami andare.
Ritornerò alla mia vita e farò finta di niente, tu sarai stata un piccolo riflesso del sole in autostrada, una pausa all’autogrill, un fastidio che passa in pochi minuti.
Ma ho avuto buone intenzioni, ho ceduto al tuo invito e sono entrato in casa tua.
Il mio mondo si è confuso con il tuo.
Spiegami.
Spiegami quando ci siamo innamorati, perchè io non me lo ricordo più.
Non ho più dato valore alla mia vita, perchè era inutile senza la tua. Ho mentito, recitato, rinunciato a me stesso per cercare in tutti quei momenti liberi di starti accanto.
Com’ero bravo ad ammaestrare il tempo, tanto bravo che ci siamo presi un fine settimana per noi, lasciando tutto indietro.
Mi hai mostrato il sole, i tuoi occhi si fecero più azzurri, ma immancabilmente sono apparse le ombre.
La tua casa profumava di domenica mattina, c’era sempre qualcosa da fare: pulire, aggiustare, giocare. Non stavamo mai fermi.
Poi arrivava il momento di salutarci e tutto tornava buio.
A casa mia guardavo la persona che avrei dovuto sposare, la promessa al suo dito, la follia nella mia testa.
Si possono amare due persone? Me lo ripetevo come un mantra per convincermi che io potevo essere il primo al mondo, che avrei rotto i tabù, superato il pregiudizio e cancellato le maldicenze.
Volevo salvare gli amanti, perchè loro purtroppo stanno sempre indietro.
Due vite.
Corri, consuma benzina, sorridi, cambiati, non emanare altri odori.
Non dovrà accorgersi del mio tradimento, riuscirò a tenere salda la mia vita, con due chiodi piantati nei piedi.
Non ci sarà tifone a spazzarmi, terremoto che mi sorprenda, sono io l’epicentro, mi conosco, non cederò il passo alla scelta finche non sarò sicuro.
Trema.
Costruire castelli sempre più alti, attaccati con lo sputo, dire alla mamma che la chiesa è prenotata, non respirare per entrare nell’abito da sposo.
Ogni giorno decidere cos’è meglio per una e cosa farà soffrire l’altra.
Segreto.
Non dire mai a nessuno del tuo amante, perchè ti giudicheranno, sarai un ricatto su due gambe e non ci sarà persona che comprenderà quello che hai dentro.
Se chiudo gli occhi sento i tuoi piedi che si avvicinano ai miei nel letto, cerchi calore.
S’infiammavano le coperte, maestri nel sesso e ripetenti nella vita.
L’oscurità era la parte peggiore di noi e ho scoperto di non essere l’unico per te.
Non guardavi mai dalla mia parte, eri sempre concentrata su te stessa, per difenderti, per gestire meglio il dolore.
Ti chiedevo di lasciarti andare, di urlare la rabbia e di toglierti quel vestito da brava ragazza che ti avevano cucito. Non sei quella persona lì, vai oltre all’apparenza. Sii curiosa della vita e di quello che mi gira intorno.
Non mangiare per riempirti, nutriti delle mie passioni, combatti la mediocrità, raggiungi il mio destino.
Permettimi di entrare dentro di te, picchiami, ma fammi entrare.

Ci siamo accusati.
Io cordardo, tu egoista.
Io venivo da un posto che fa male, tu vivevi in una bolla di sapone.
Come potevano le nostre anime amalgamarsi se il tuo unico intento era stare bene?
In quale luogo della casa mi avresti parcheggiato?
Eppure mi sono innamorato di nuovo, nonostante tu non sapessi nulla di me, di quello che creavo, di come vivevo.
Ho cercato di manipolare i tuoi sentimenti, controllando quale persona fossi realmente, scoprendo così che dovevo fare una scelta e che non potevo amare due persone.
Ho fatto una cazzata, come un pessimo attore ho cercato di tenere in piedi uno spettacolo senza luci, musica e battute.
Solitudine.
La mia vita andava a rotoli e davo la colpa a te che non muovevi un dito.
Ti guardavo bearti della tua, senza che tu mi appoggiassi una mano sulla spalla. Mi bastava un piccolo gesto, una lacrima, una parola. Non volevo denaro, non cercavo il lusso, mi bastava la speranza.
Come si fa davanti al dolore a rimanere freddi? Insegnamelo perchè io non sono capace.
Avremmo potuto fare cose senza senso, scavalcare paesi, svuotare cabine armadio, ridipingere stanze di verde, guardare film tutta la notte, litigare al mattino e fare la pace la sera.
Nonostante avessi il più grande tesoro al mio fianco avrei rinunciato a tutto per te…renditi conto…fatto il grande salto per finire nel tuo vuoto interiore, corretto i tuoi errori, viziato i tuoi capricci e finalmente salvato la mia anima dal senso di colpa.
Mi hai fatto diventare una persona migliore, liberato fantasmi nascosti e abituato alle lacrime.
Ti avrei tenuta per mano tutta la vita, contro tutto e tutti. Soli io e te!
Lo immagino ancora, in fuga da soli.
Avremmo fatto invidia al mondo, sedotto chiunque, urlato il nostro amore, nessuno ci avrebbe raggiunto.
Nonostante facessi bene i miei conti, questi non tornavano.
La cerchia di chi sapeva si allargava, mia madre non ritirava il vestito dalla tintoria perchè percepiva qualcosa, gli amici scoprivano e lo schieramento della dama era pronto.
Io bianco tu nero.

Lascialo perdere ti dicevano, non succederà mai niente, nessuno abbandona l’altare, nessuno a questo mondo ha coraggio.
Non bastavano più le rose bianche, i regali costosi, i pianti sul tuo petto, le promesse.
Le parole non servivano più.
L’eterna attesa mi chiamavi. Ma sai che le cose migliori bisogna aspettarle? Non si comprano al supermercato.
Lì ci trovi sottoprodotti che non hanno niente a che fare con me.
Ti ho visto in vetrine mercificando te stessa, sporcando il sentimento che in me si faceva sempre più puro. Avevo scritto la nostra sceneggiatura, fatta di sublime armonia, avremmo aiutato quelli meno fortunati, comprato un cane e magari fatto un figlio.
Così ho messo in crisi la mia vita, ritirato la mia promessa, fatto soffrire chi mi circondava.
Raccoglievo i tuoi segnali, ma c’era un anello mancante nelle catene che ci legavano. Ti sei liberata e io sono rimasto intrappolato.
La terra cedeva ai miei piedi e l’onda anomala è arrivata.
Cos’ ho tralasciato? Perchè il mio dipinto non è perfetto, eppure non ci avevo messo troppo colore, avevo comprato i pennelli giusti, speso energie.
Qual è la tua maledizione? Il tedio? La solitudine? Il sesso disperato?
Mentre io? Che faccio del sentimentalismo la mia bandiera scoprendo che per gli altri sono solo in posa per farmi sentire amato.
Bastava, sai cosa bastava? Me e te. Bastava spegnere i cellulari, infilarci sotto le coperte e guardarci negli occhi. Ti avrei perdonato ogni volta e tu altrettanto.
I miei alibi di chi fa quello che può non erano più una giustificazione, commiserarmi stava diventando così facile.
Prevedevo i tuoi voltastomaci, un the allo zenzero e passava tutto.
Mi hai cacciato in un giorno che il sole rendeva i tuoi occhi ancora più belli.
E nonostante tutto ti porto dentro di me.
Incompatibili.

Domani mi sposo, non avrò più soldi se non per mandare avanti la baracca, mi costruirò una casa di vetro per mostrare a tutti come si è felici.
Mi perderò fra i perchè non sono stato l’unico, perchè non sei impazzita per me e perchè hai ripetuto lo stesso copione.
Mi terrò stretto i ricordi che sono più di quel che perdo, di quando ti vergognavi a dirmi “ti amo”, di quando l’avevi imparato benissimo e di quando te lo sei dimenticata.
Mi ricorderò di chiedere scusa più spesso e di non pretendere che le persone cambino, ognuno ha il suo percorso ed io in questa incosciente corsa sono arrivato primo.
E sarò lì ad aspettarti, sotto lo striscione della “partenza”.
Se potessi abbracciarti ancora non ti lascerei più andare via e, nella mia favola contraddittoria, saresti il mio lieto fine.

Mi tengo la tua rabbia se ti pare
la mia ti giuro l’ho lasciata andare.
Se siamo stati parte di uno sbaglio
a volte anche qualcosa di un po’ meglio (L.P.)

Portinaio d’altri Mondi

L’altro mondo finisce qui. Dopo 1520 giorni.
Grazie ancora per avermi letto, condiviso, commentato e…drin drin

“Mamma ti avevo detto di non telefonarmi, sto facendo una cosa importante”
“Ma devo dirti una cosa”
“…”
“Ma devo dirti una cosa…”
(Mia mamma si aspetta sempre che la supplichi per sapere i fatti suoi)
“Sto aspettando!!”
“Lo sai che si sposa il figlio della nuora della moglie di mio fratello”
“Allora stanotte non dormirò”
“Non ci ha invitato”
“Non siamo neanche parenti”
“Vabbè che c’entra pensavo gli stAssimo simpatici”
“Si dice stessimo”
“Cosa?”
“Che devi metterci la E”
“Pensavo che gli stAssimE simpatici… Suona male così!”
“Hai finito?”
“Vabbè visto che mi correggi sempre ti rovino io la sorpresa…hai già aperto il nuovo blog?”

In questi 4 anni ho capito che le cose intorno a me non cambieranno mai, che sono io che dovrò cambiare rispetto a loro. E’ per questo cari condomini che da oggi mi troverete QUI…chiamatemi IL PORTINAIO, non dimenticatelo! 🙂

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