In viaggio con il Portinaio,  Italians do it better,  Portineria

AUTOGRILL

autogrill logoSe partite da Milano e non trovate traffico, ci mettete 8/9 ore per arrivare in Puglia.
Le soste sono obbligate, soprattutto per vedere la mandria di pazzi che prende d’assalto gli Autogrill.
Il premio “zozzoni” quest’anno lo do ai tedeschi: ho visto due ragazzini entrare in bagno a piedi nudi in condizioni igieniche molto precarie. Sia per i due turisti che per i gabinetti. Pare che i loro piedi siano stati usati per condire i camogli.
La ressa delle 7e30 per un cappuccino è da guerra mondiale. La gente si accalca per una brioches congelata manco fosse l’ultima colazione prima di morire.
Lo stress dei baristi sale alle stelle durante gli orari della colazione. Come faccio a saperlo?
Perché anche io, nella mia passata gioventù, ho lavorato all’Autogrill. Un’esperienza formativa quasi al limite del militare koreano.
Il colloquio l’ho fatto insieme ad altre venti persone, tutti uscivano pazzi per farsi vedere competenti e soprattutto esperti in rustichelle, icaro e spremute di arance.
Durante il colloquio di gruppo non ho aperto bocca, e alla fine hanno scelto me solo perché ho detto che avrei servito il cappuccino con un sorriso senza tutti quei versi da ingegnere dell’alimentazione.autogrill anni settanta

L’Autogrill è un luogo strano in cui la gente si ferma, s’incrocia con gli sguardi ma nessuno si caga mai veramente. Il mio primo giorno di lavoro me lo ricordo benissimo.
Primo turno (part time) dalle 6 del mattino alle 10, 4 ore di delirio puro!
Il ragazzo che era stato assunto con me è scappato dopo venti minuti, lasciandomi da solo con il veterano dell’Autogrill che era nervoso come un gatto in un campo di addestramento per rottweiler.

“Ti ha dato il direttore questo turno?”
“Sì”
“Sai fare il caffè?”
“Certo…dov’è la moka?”
“Iniziamo bene!”

Alle 7 del mattino ci sono 3000 persone che ti chiedono le cose più disparate.
Cappuccini freddi bianchi con caffè caldo e senza schiuma, latte macchiato con spremute di carote ma senza caffeina, bava di lumaca con centrifugato di rustichella.
Tutti si lamentano sempre e comunque, nonostante tu faccia del tuo meglio. Il direttore mi diceva sempre “Sorridi, sorridi, che la gente è più contenta!”
I camionisti sono i più assidui frequentatori degli Autogrill: si lavano nei bagni, si fanno la barba e chiedono sempre la razione doppia di pasta. Io ero diventato il loro punto di riferimento perché al ristorante servivo doppia razione solo a loro, nonostante il capo sala mi dicesse che bastava solo una forchettata di pasta perché quella era la razione decisa.
“Ma sono affamati!”
“Che te ne frega, sono dei caproni”pavesi autogrill vintage
I baristi dell’Autogrill odiano tutti, e tutti odiano i baristi dell’Autogrill. E’ un circolo vizioso.
Quando arrivano i pullman dalla Germania scatta l’operazione “Camogli, birra e cappuccino”,
se invece arrivano i vecchietti dei viaggi organizzati “Villa Arzilla” si preparano subito i bicchieri di plastica per sciacquare le dentiere.
Io stavo quasi sempre al bar o al ristorante, e ogni tanto preparavo i panini imbottendoli così tanto che se fossi rimasto più di tre mesi avrei fatto fallire tutto il sistema nutrizionale autostradale.
Mi sgridavano perché esageravo. Esageravo con le porzioni, esageravo con i gradi alcolici dei drink, ed esageravo con le persone.
“Non sei pagato per dare confidenza alla gente”
“Ma almeno poi ritornano”
“Che te ne frega, tanto questo posto è sempre pieno”autogrill villoresi ovest

Sono rimasto solo un’estate all’Autogrill.
Quando lavavo le pentole in cucina sembravo Semola de “La spada nella roccia”: da solo cantavo e pulivo, pulivo e cantavo. Poi un giorno sentii quel rumore strano provenire dal lungo corridoio del sotterraneo, una sorta di rantolo. Forse stavano uccidendo un capriolo per sperimentare nuovi panini, pensavo, chissà come lo chiameranno? Cogne? Caprio-goloso?
Dentro la stanza dove venivano lavati i piatti c’era un uomo di spalle che tossiva e parlava da solo.
Non l’avevo mai visto.
Sembrava indossasse una parrucca, da dietro poteva essere benissimo scambiato per Gina Lollobrigida.
Come nei classici film horror mi avvicinai con fare sospetto.
Non c’era nessuno, e solo il rumore dei piatti scandiva quel silenzio spettrale.
Allungai la mano e lo toccai sulla spalla…con il mio solito sorriso da pirla gli domandai:
“Scusi…per caso sa dove sono le mantelle per entrare nelle celle frigorifere? Non le trovo più”.
L’uomo girandosi mi indicò una stanza, io rimasi raggelato: sembrava Sloth dei Goonies.
Indietreggiai come Capezzone davanti a Rosy Bindi nuda e scappai a gambe levate.
Corsi su per le scale con i guanti gialli ancora bagnati di detersivo e chiamai il mio collega.
“Vito c’è giù uno strano che lava i piatti!”
“Tranquillo è quello delle quote protette”
“E chi mi protegge a me? Sembra un assassino”
Quell’uomo non rivolgeva la parola a nessuno e veniva lasciato ore intere nelle “interiora” dell’Autogrill a lavare piatti e bicchieri. Nessuno lo vedeva entrare nè tanto meno uscire.

L’ultimo giorno ho cercato questa persona ma purtroppo era il suo giorno libero e non ho potuto scusarmi per essere fuggito quella volta.
L’Autogrill è un luogo strano, e nonostante sia scappato a gambe levate anch’io, ho imparato che basta sorridere per fare tornare una persona. Anche se è un camionista.autogrill lainate villoresi

“Senti Vito questa frutta è caduta per terra, la butto?”
“No! Che cazzo te ne frega!”

Il Portinaio

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