ENTERPRISE (la prova di coraggio)
Ogni anno per festeggiare i santi, i morti e tutti quelli che sono passati dall’altra parte, nella mia città arrivano le giostre.
Quando ero piccolo ero talmente affascinato dal Luna Park che nelle lista delle cose che volevo fare da grande c’erano, oltre al veterinario, l’uomo sandwich e il bigliettaio del Teatrino di Milano, anche il cassiere dela ruota panoramica e il propietario delle montagne russe.
Mia cugina disprezza questa categoria di lavoratori e considera insulti le parole “giostraio” e “ambulante”.
Io invece li amo, perchè riescono ad attrarre ogni genere umano.
Solo loro sono capaci di riunire sotto lo stesso tetto tamarri, signore bene con figli viziati, amanti del pesce rosso, zoccole, militari e nonne piene di reumatismi.
Quando ero piccolo raccoglievo tante monete da 500 lire, per poterle spendere tutte al Luna Park.
A scuola arrivavano sempre i biglietti omaggio per le diverse attrazioni e puntualmente si scatenava la bagarre: i più deboli finivano con la testa nel cestino mentre quelli più forti riuscivano ad accaparrarsi i ticket per le giostre più belle.
Le bidelle li vendevano sottobanco durante l’intervallo.
Io riuscivo a conquistare sempre i “cigni”, il “tornado” e il castello incantato. Ma la giostra più ammirata era la terribile Enterprise. Chi aveva il coraggio di salirci era considerato il più coraggioso della scuola elementare.
Quell’anno avevo deciso che il più coraggioso sarei stato io e, siccome non soffrivo ancora di vertigini, decisi di affrontarla in solitaria.
L’appuntamento con i compagni per andare insieme al Luna Park era alle 15:30 davanti ai cancelli della scuola.
Io ero carico di monetine, manco fossi stato un pulitore di vetri dei semafori o un mendicante da strada.
La nostra prima tappa era la frittella.
“Ve la mangiate voi questa roba”
L’olio di frittura sembrava la marea nera nel Golfo del Messico.
L’odore all’ingresso del Luna Park apre lo stomaco e stimola i succhi gastrici. I dentisti sono pronti con i loro biglietti da visita dietro i baracchini dei torroni e delle caramelle.
Per non farvi prendere dalla gola consiglio di mettervi una molletta sul naso e di evitare di guardare negli occhi gli ambulanti: pare abbiano imparato bene l’arte dell’ipnosi. Ho visto gente vagare in stato inconscente vicino alle slot machine con 4 chili di liquirizia e sacchi di yuta piene di prugne secche.
E poi pagare una piadina 6 euro è un furto! Con i tempi che corrono meglio portarsi la schiscetta da casa e mangiarsela vicino agli autoscontri.
Seconda tappa del nostro gruppo erano le giostre meno pericolose, che servivano per abituarci alla temperatura invernale e far salire un po’ alla volta il livello di adrenalina.
Alcune giostre sono delle cazzate tremende. Il castello incantato è un classico, ma se fatto in economia diventa grottesco.
Non riesco a capire chi si possa terrorizzare su un trenino che viaggia nel buio e passa vicino a due manichini rotti e uno scheletro fluorescente. Date un’ occhiata alle vetrine di Versace che vi spaventate di più!
I nomi delle giostre sono qualcosa di veramente assurdo, sembrano i titoli delle compilation anni 90 di musica techno o i nomi delle peggio discoteche della bassa Polonia.
“Andiamo sul Crazy Dance?”
“No, meglio sulla Nuova Generazione”
“Scusa ma che giostra è?”
“Che ne so, c’è scritto all’ingresso”
“Michael c’è l’Hard Rock Ranger…quello che ti manda i testicoli in gola”
“No Gabriè preferisco la Filibusta il gran galeone nave Pirata dei Fratelli Cosimo e Gino Bellucci”
“Michael mentre lo dicevi hanno venduto tutti i biglietti”
“Cosa c’è rimasto allora?”
“Il Bruco Mela”
La più gettonata fra le attrazioni di tutti i Luna Park del mondo sono gli autoscontri. Vere discoteche a cielo aperto, covo di tamarri inauditi e zozzone di periferia. Gente che balla a bordo pista mettendo a rischio i propri piedi pur di farsi vedere dalla truzza di turno.
La mia era una compagnia di fighetti e mi vergognavo da morire ad ammettere che oltre a loro avevo anche amici molto “pop”, così passare dagli autoscontri era per me una grande sofferenza.
“Gabry c’è uno che ti saluta”
“No, impossibile! Sembra che mi saluti ma sta facendo il ballo di Simone”
“E com’è?”
“Butta in aria le mani e poi falle vibrar…”
“Mi sa che hai ragione”
Le risse peggiori avvenivano qui o nelle sale giochi, covi di nazisti amanti dello sparatutto.
Davanti a Pac Man e Mario Bros si ritrovavano militari figli della classe operaia e Skin head
rasati come culi di bertucce che si prendevano a mazzate sulle gengive.
Noi poveri bambini delle elementari non capivamo il motivo di tanta violenza.
“Gabry perchè si pestano?”
“Perchè quello rasato ha battuto a Puzzle Bobble il comunista”
“Quali sono i comunisti?”
“Quelli con i capelli”
In ogni Luna Park che si rispetti non possono mancare i baracchini dei pesci rossi, dei fucili, dei cigni e quelli che mettono in palio come premio animali esotici di ogni genere. Ho visto gente andare via con boa constrictor, furetti e pappagalli dell’Amazzonia. Ma gli animalisti dove sono?
Sono sempre lì a rompere i coglioni sulle pelicce delle sorelle Fendi e dei pesci rossi e coniglietti tenuti sotto stress non gliene frega niente. Ho sempre trovato barbaro questo tipo di “diventimento”. Per non parlare di quelli che ti fottono i soldi con il giochino: “lancia il cerchio e se lo infili nel cubo vinci un cellulare” Ma dico! Questa è una truffa! Dov’è la finanza? E’ evidente che il cubo è più grosso della circonferenza del cerchio.
Le mie mille monete da 500 lire non le ho mai spese per queste cose! Fanculo anche i peluches infeltriti della pantera rosa e delle tigri del bengala e si fottano pure quelle che ti fanno scoprire i tappi per poi regalarti un tarocco del Power Ranger.
Io voglio le giostre!
“Gabry andiamo sul tapis volant?”
“Sì, anche se non lo dici in francese”
“Ma c’è scritto all’ingresso”
Il tappeto voltane è un’altra delle giostre insulse che frequentavamo, perchè ci faceva sentire coraggiosi e ci dava quella sensazione di leggerezza nello stomaco quando iniziava a girare fortissimo.
Non doveva essere così per la magiona di fianco a noi. Gonfia come un bon roll agli spinaci, l’abbiamo vista sbiancare al primo giro, per deliziarci alla fine della corsa di tutto il suo pasto e dei suoi succhi gastrici.
Mi ricordo cascate di vomito fluttuare nell’aria, mamme che urlavano straziate per i pezzettoni di parmigiana nei capelli, ragazzini sporchi di tagliatelle ai funghi e io che ridevo come un fesso, nonostante i gamberetti sul giubbotto.
Una scena veramente trash e surreale.
Il vomito è una costante dei Luna Park, alcune giostre dovrebbero fornire dei sacchetti oppure fare delle lavande gastriche all’ingresso, onde evitare spiacevoli inconvenienti.
Ma la mia prova del nove era arrivata.
L’enterprise era davanti a me.
Mentre tutti i miei compagni tremavano di paura, io, con la forza di Greyskull, mi gonfiavo nel mio giubbotto Best Company.
Solo e infreddolito sulla navicella aspettavo con ansia la partenza. Vincerò il premio ne sono sicuro! Sarò il bambino delle elementari più famoso della Lombardia Nord Ovest.
Giù il gettone si parte!
Ma quale gettone? Oh mio Dio! Forse mi sono dimenticato di farmelo dare? E poi non vedo neanche la fessura dove infilarlo. Non è che serve una moneta? La giostra iniziava intanto a girare sempre più velocemente e per il principio della forza centrifuga tutto iniziava a bloccarsi. Non riuscivo a muovere un muscolo ma la mia testa era concentrata sul gettone. Ricordo di aver aperto la tasca del giubbino cercando una moneta da 500 lire. L’Enterprise aveva raggiunto il suo culmine ed ecco tutte le mie monete uscire come proiettili.
Una pioggia di monete, sparate a tutta velocità colpivano bambini, madri sventurate e padri rognosi.
Quando la giostra si fermò e la mia faccia riprese la sua forma originale notai che tutti erano intenti a raccogliere da terra le mie 500 lire.
Persino gli skinhead e i comunisti si aiutavano a vicenda.
E’ proprio così. Al Luna Park puoi trovare tutto il genere umano, diviso per classi sociali ma unito da un unico sogno: dimenticare i problemi quotidiani, sperare di avere un governo che non faccia come il “Tagadà” o un capo che non ti tratti come se fossi su “I calci in culo”. La giostra della mia vita è stata l’enterprise, un turbine di emozioni che aveva regalato un po’ della mia ricchezza.
E la vostra, qual è stata?
Il Portinaio
6 commenti
Ohurosan
mi chiedo se quando ho vomitato io, lo facevo allo stesso modo della ragazzina, a soffio! Bravissima a non vomitare in faccia a quella di fronte, io ne sarei stato troppo tentato!
vitty
tutti all’EUROPARK dell’Idroscaloooo! 🙂
MaxTux
Io ero lo sfigato che si chiudeva in salagiochi… A giocare a Street Fighter ovviamente, sono piuttosto bravino. 🙂
shatzi
post fantastico!!!!!!!!!! e anch’io voglio quel link!! b.
nicola
mi fai un favore gabri, mi mandi il link della foto iniziale, quella della tesgta che gira ? grazie, sei sempre il migliore.
nicola
minchia cosa aveva mangiato la tipa? un frappe’ alle acque nere ? sembrava la fogna della mia casa di campagna, poi la ruota mi ricordava quei cartoni tipo i primi mazinga o anche dragonball, quano il mostro fa staccare la ruota dal perno centrale, e scappa distruggendo tutti i palazzi ….. fico