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LA PECORA NERA

Ogni anno nella nostra famiglia viene assegnato il premio Pecora Nera.
Negli anni 80 a farla da padrona era mia cugina.
Teppistella borghese, ma con ottimi risultati a scuola.
Annoverava risse al parchetto con altre femmine della sua specie, arresti per detenzione di droghe leggere e avvistamenti in stato confusionale e in abiti succinti nelle discoteche.
La storie su di lei sono diventate leggenda. E io che ero nanetto minorenne, ma già con l’anima da Portinaio, mi sono appuntato tutto.
Come quella volta che ha tentato di buttarsi dal balcone perché i genitori non volevano comprarle il motorino.
Aveva scavalcato la ringhiera. Roba seria, stava al quarto piano!
Alla fine vinse lei e ogni tanto giravamo insieme sulla sua vespa, ma senza casco.
Che dire quando si picchiava con il fratello perché la disturbava mentre studiava.
Mai pestarsi con una penna in bocca puoi sempre finire all’ospedale con il palato molle perforato.
L’episodio più simpatico è stato quando ha insultato nel negozio di sua madre tutta la mia famiglia.
Mio padre l’ha rincorsa per mezza città. Non è tornata a casa per tre giorni.

“Mamma perchè ti ha detto troia?”
“Perchè tua cugina è una maleducata”
“Allora non sei una troia”
“Basta sennò le prendi anche tu!”

Suo fratello vinse il premio per aver bevuto di nascosto così tanta vodka che al pronto soccorso i medici pensavano avesse un tumore alla testa.
Fu menzionato dalla giuria di qualità quando con la sua compagnia si fece consegnare una catenina d’oro da un povero passante solo perché era un po’ effemminato.
Ma siccome erano scemi dove si pettinavano, decisero anche di rubare nelle cantine. E quale scelsero? La mia!
Ci hanno depredato di vini, liquori e Diabolik. Tocca tutto a mio padre, ma non Eva Kant.
Subito sgamato è stato appeso a testa in giù per i testicoli. Non l’abbiamo visto per un mese.
Ho anche un altro cugino che andava a fumarsi le canne a casa della nonna, poi le buttava nel cesso e si dimenticava di tirare l’acqua.
Alla domanda “Ti droghi?” rispondeva “Chi io? E’ stato il nonno”.
Peccato fosse morto da dieci anni!
Delle zie fedifraghe non sto tanto a raccontarvela, perché è sempre la solita storia: motel, sveltina e tutti a casa.
Io ho cercato di diventare Pecora Nera facendomi bocciare a scuola, ma non sono mai riuscito ad eguagliare mia madre, che l’hanno sturata in prima elementare!

“Cretino. Avevo la maestra che odiava le meridionali”
“Ahaaahahha inventane un’altra”
“Voleva che le portassimo a turno i fiori, ma noi eravamo poveri”
“Certo…certo”
“Mi tirava i capelli”
“Poi?”
“Mi metteva brutti voti anche se studiavo”
“Ti sta crescendo il naso”
“Ho vinto il premio per il tema più bello d’Italia”
“Mi dispiace mamma, per te Miss Italia finisce qui!”

Una volta ho attraversato un passaggio ferroviario chiuso, ma non sono riuscito ad eguagliare mio padre che è passato mentre le sbarre si chiudevano rimanendo imprigionato. Ha abbandonato la sua Peugeot blu in mezzo ai binari. Sono arrivati pompieri, carabinieri e ambulanze ed è finito anche sul giornale.
Ho provato allora a graffiare un auto di uno che odiavo per fargli un dispetto, ma quella esperta di mia cugina mi superò in astuzia e perizia. Si fece prestare la macchina dal suo ex fidanzato e gliela riportò con dieci milioni di danni delle vecchie lire.

“Non ho visto il guard rail!”

Così nella provincia sono “il cugino di”, “il figlio di” e “il nipote di”.
Essere Pecora Nera nei paesi piccoli ti connota e ti fa diventare quasi un mito.
Esserne parenti invece è come trasformarsi nella loro ombra.

Il Portinaio

“Hai sentito del figlio della nipote della sorella di tuo padre?”
“Mamma è mia cugina!”
“Ah già è vero! Sto perdendo il conto”
“Cosa ha fatto?”
“Ha pubblicato le foto nude di sua sorella su Facebook!”

Cristo! C’è sempre qualcuno che mi batte!

capra nera

 

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