la città incantata
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LA STAZIONE DI SHINJUKU

Pensavo di aver regalato al mio amico Marco il viaggio della vita e invece lo sto facendo impazzire.
Ma la responsabilità non è mia. La colpa è tutta di Tokyo.
Abbiamo sempre fame, beviamo ossessivamente bibite analcoliche piene di coloranti e dai gusti più assurdi e mangiamo un dolcetto ogni mezz’ora.
Il contapassi di Marco indica mediamente più di 20.000 passi al giorno, ma nonostante il nostro lavoro aerobico il girovita non diminuisce.
Ieri abbiamo pranzato in un posto fetido sotto i binari della stazione di Shinjuku.

Uno di quelli dove devi scegliere il piatto davanti a un distributore automatico, entrare con lo scontrino e attendere.
Non ci vuole una laurea in fisica. Infili i soldi, guardi l’immagine, pigi il tasto e il gioco è fatto.
Eppure il cameriere ha avuto da ridire.

“Avete sbagliato”
“Impossibile”
“Tu hai tre scontrini, ma risulta pagato due piatti”
“Senti testina di cazzo, se volevi semplificarti la vita andavi a lavorare in un ristorante normale e non in questi automatici dove dipendi da una macchina”
“Tu pagare terzo piatto”
“No”
“Tu pagare terzo piatto”
“E va bene, però ti scoreggio nel locale”

Quando si fissano i giapponesi sono peggio dei muli.
Dopo 20 minuti e dopo aver disquisito con tutto il personale è tornato a chiedermi scusa. Mi ha ridato i soldi e si è inchinato a 90°.
Te l’avevo che eri una testina di cazzo!
Mangiare a Tokyo costa veramente poco. Puoi cavartela anche con 4 Euro, tranne Marco che è ancora nell’età dello sviluppo e quindi spende 20 Euro.
Per il caffè ci appoggiamo alla famosa catena Doutor o al più tenero Segafredo Zanetti, dove tutti parlano più o meno italiano.
Ma non fatevi ammaliare dai marchi nostrani, perché diciamolo: in Giappone il caffè fa schifo e lo paghi un botto.
Meglio portarsi la moka da casa con qualche confezione di Lavazza.
Poi se siete di bocca buona va bene tutto, anche quello americano dei Conbini che ricorda l’acqua sporca del Mocio Vileda.

GODZILLA shinjuku
Marco non ha tregua. La mattina si sveglia prestissimo, senza lavarsi, corre da Starbucks di fronte alla stazione e si prende le peggio cose: donuts al cioccolato o ripieni di panna, cappuccini di soia al the verde, liquami eccitanti con caramello, poi torna a casa e rimane sul cesso per trenta minuti.
Io devo sempre pisciare nelle bottiglie.
Oggi l’ho portato come al solito da Uniqlo, dove ha chiesto asilo politico.
Qui si diverte con poco: basta lasciarlo in ascensore. Fa i suoi video, i selfie a tutti i piani, si prova delle mutandine e poi di nuovo in ascensore.
Questi i nostri colloqui.

“Schiaccia primo piano”
“Ok”
“Schiaccia secondo piano”
“Ok”
“Schiaccia terzo piano”
“Ok”
“Schiaccia di nuovo primo piano perché è uscita la foto sfuocata”

Non si capacita ancora che all’ottavo piano di un palazzo ci possano essere dei ristoranti.
Quando poi è entrato veramente nella stazione di Shinjuku si è messo a piangere. E un po’ anch’io.
Tokyo andrebbe denunciata per crimini contro l’umanità.
Per uscire da una stazione ci metti 20 minuti, le metro s’intrecciano con i treni che passano di fianco alle case minuscole senza riscaldamento che sono costruite sopra ristoranti puzzolenti dove all’uscita ogni tanto vomitano impiegati costretti a lavorare per 14 ore.
Poi capita che nel delirio un giapponese carino si avvicini e timidamente cerchi di aiutarti.

“Vi siete peRRRRRRRsi”

Ho sentito bene? Ha la erre moscia?

“Scusa?”
“Vi siete peRRRRRRRsi?”

E’ la prima volta che sento pronunciare una erre. Miracolo!!!!

“Vi siete peRRRRRRRRsi?”
“Ho capito!!!! Comunque no…sto solo facendo vedere al mio amico la stazione di Shinjuku”
“Vi siete peRRRRRRRRsi?”
“Va bene che sai usare le erre, però mo’ basta!!!!”

La stazione di Shinjuku ha 132 anni, 200 uscite, 52 binari e 3,6 milioni di passeggeri che la calpestano.

Il Portinaio

 

 

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