godzilla ukiyo e
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THIRD IMPACT

Finalmente tra 11 ore e 30 minuti sarò in Giappone e potrò mangiare un sushi come si deve, guardare un sacco di vetrine, morire sotto un ciliegio in fiore e farmi fotografare davanti a tutti i distributori di bibite.
Morire. Ecco cosa penso quando sono su un aereo.
Meno male che c’è Marco.

“SenDi la gomma da masticare posso buttarla a terra?”
“Ahahahahahahahahahah”
“E non ci sono i posaceneri”
“Buttala in bagno”
“Mi scoccio, c’è la fila di cinesi”
“Guarda che sono tutti giapponesi”
“VeramenDe tutta la fila parla veneto”

Sono riuscito a vedere due film e mezzo, senza cagarmi sotto per i vuoti d’aria.
Il cibo come al solito sembra polistirolo scaldato e le hostess a questo giro non sono un granchè.
C’è quella giapponese che ci tratta come delle merde, tutte le volte che le chiediamo un misero bicchiere di acqua del rubinetto risponde: “Un momento”.
Lo steward pelato fa il ganassa milanese e si appoggia pure quando ti deve parlare. Uè pompelmo jaffa non sono mica tuo fratello!
Infine c’è lei, la severa.
Se non si fa come dice lei inizia a guardarti storto e ti fa saltare pure la merenda.

“La prego almeno uno snack salato!”
“Basta voi due! State facendo gli scemi da quando abbiamo sorpassato Mosca”

Una giapponese ha osato aprire la cappelliera mentre passava con il carrellino delle bevande. Apriti cielo! Nel vero senso della parola.
Si è fermata per trenta secondi, poi ha sbuffato, alzato gli occhi ed esclamato a voce alta: “Madonna questa qua”.
Infine c’è la capa suprema, quella che rimane solo in business perchè con noi poveri non si vuole sporcare.

“Che ci fai alzato! Non hai sentito il comandante ha detto di allacciarvi le cinture?”
“Lo so, però mi scappa la pipì”
“Fila al posto maleducato che non sei altro o te le do sul culetto”

Più che un equipaggio di bordo sembra un corpo docenti degli anni 40. Rigidi ed inclementi.

 

Il vento è a noi favorevole. E così, dopo 1 giorno e 12 ore siamo atterrati in Giappone.
Evviva!!!!! Perchè finalmente…posso dirlo? Devo andare in bagno!!!!!!

Uscire è stato più facile del previsto, nessuno mi ha controllato la valigia…

“Gabryyyyyyyyyy”
“Cosa urli Marco? Mica siamo al mercato”
“Questo qui mi sta chiedendo qualcosa”

Ecco lo sapevo che lo avrebbero fermato.
La prego controllore non apra quella valigia, rischiamo di essere rispediti al mittente se scopre che quell’essere spaccia bio vitamine, guaranà essiccato e pastiglie naturali contro la disfunzione erettile.

E’ bastato un sorrisino e cantare tutta la colonna sonora di Totoro perché i controllori s’intenerissero con noi.
Liberi! Presto fuggiamo a Tokyo.
Dall’aeroporto di Narita

“Scusa Gabry volevo farti una domanda, ma perché qui tutti i nomi sono in giapponese mentre l’aeroporto ha un nome italiano?
“Non ti capisco”
“Tu continui a dire Annarita”
“????”

Dicevo. Dall’aeroporto di Narita al centro di Tokyo prendete il Limousine Bus, che è il mezzo più economico e vi permette di vedere un po’ di periferia canaglia.
Questo è un consiglio di viaggio.
Siamo arrivati davanti all’ingresso dell’Hotel Hilton, con un mal di testa e una paresi facciale.
Mia san e la sua amica sono in ritardo di 40 minuti, così Marco ne ha approfittato subito per correre dentro la Hall e cercare un Wi-fi libero.
Io invece mi sono guardato in giro.
Qui ci sono un sacco di filippini, cinesi e business-man che chiudono affari.
C’è un bar super lusso che offre a caro prezzo gelati alla vaniglia con frutti di bosco surgelati, cocktail annacquati serviti con diamanti al posto del ghiaccio e poi c’è quel piccolo corner, vicino all’ascensore, che non si caga nessuno. Vende caffè americano e qualche cioccolatino.
Sono in 4 dietro il bancone, dove ne basterebbe uno.
Appena mi hanno visto arrivare le bariste si sono sovraeccitate.

“Un caffè…coffee? Espresso?”
“American coffee?”
“Ok! Fammi sta brodaglia”

La prima ha preso il bicchiere, la seconda l’ha riposto sotto il beccuccio delle macchinetta, la terza ha guardato scendere il caffè, la quarta me l’ha portato gentilmente con un accompagnamento musicale.
Ho ringraziato e tutte mi hanno urlato dietro il solito “Irasshaimase” “arigatou” e tutte le frasi formali che conoscevano.
Poi sono tornato per chiedere un po’ di zucchero.
Per questa mancanza nei miei confronti hanno deciso di suicidarsi in gruppo buttandosi addosso della cioccolata calda bollente insieme a dei semini di anguria sputati.
Vabbè volevo un po’ di zucchero, vorrà dire che lo berrò amaro.
Io e la mia amica Mia san ci siamo abbracciati alle 13:40. 🙂
Ci siamo abbracciati e fatto subito del gran chiasso fuori dall’albergo.
Siamo corsi in Taxy a casa. Doccia, pastiglie di Marco per tenerti sveglio nonostante il fisico di uno zombie e giro al 45° piano del Palazzo del governo metropolitano di Tokyo.
Barcolliamo.
Nel vero senso della parola. Ma non è il terremoto. Si sente tremare il pavimento, forse sarà dovuto all’altezza oppure è la mia mente che inizia a vacillare. Non riesco neanche ad eccitarmi per i negozietti di pupazzini.
Che abbia perso l’entusiasmo per il Sollevante?
Forse sarebbe stato meglio andare a Follonica, che in questa stagione è semideserta e non c’è nessuno a romperti i coglioni.
Ma per non entrare in Jet leg dobbiamo resistere almeno altre 7 ore.
E cosa posso fare?
Ma certo! La spesa.
Tutte le volte che uno straniero entra in supermercato giapponese viene incatenato incantato da tutte quelle cose colorate e piene di conservanti.
Siamo usciti con:

1) Biscotti secchi di Hello Kitty
2) Biscotti al cioccolato dell’amica di Hello Kitty
3) Biscotti alla vaniglia di Rilakkuma
4) Bibitina gasata color rosa culo
5) Formaggio fresco spalmabile al the verde
6) Acqua

 

Proprio la dieta del campione.
Devo perdere altro tempo.
Andiamo a fumare a casa di Mia san.
Non pensate male. Ma c’è un cartello in casa nostra che dice: “Non si può fumare in casa, sul balcone, sul terrazzo e nemmeno davanti alla casa e di fianco”
E poi? Posso scoreggiare o devo farla vicino al tempietto?
Attaccato a un palo ho trovato anche un sosia del mio amico Bandito.

carlino giapponese
Il padrone l’aveva lasciato lì per girare con lo skateboard. Il padrone ha 7 anni ed è simpatico come una zanzara alle tre di notte. Vabbè che siamo fottuti stranieri gaijin, ma non stiamo facendo nulla di male.
Però abbiamo scoperto che il povero cane si chiama Toy.
Che fantasia che hai bambino di merda! 😛

Benvenuti a Tokyo, dove pare nulla sia cambiato. A parte i nostri corpi che si sono liquefatti.

ombre giapponesi

Il Portinaio

“Gabry vuoi una pastiglia di valeriana? Ti aiuta a rilassare i nervi?”
“Ti prego abbattimi come se fossi un cinghiale ferito”

cani giapponesi

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