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WE ARE SMAP

smap la festaPer chi non li conoscesse ancora, gli Smap sono una delle boy band più famose in Giappone. Il loro nome è l’acronimo di “Sports and Music Assemble People”.
Belle le idee dei discografici giapponesi, sembra quasi il titolo di una festa dell’oratorio di Veduggio con Colzano.
Gli Smap sono nati alla fine degli anni ottanta, ma il loro primo singolo è uscito nel 1991. Il loro successo è nato in tv con il programma “I Love Smap”, uno show che aveva il fine di rilanciarli e conficcarli nella mente dei giapponesi.
Obiettivo raggiunto: oggi gli Smap sono la band più celebre del Giappone, e il loro programma Smap X Smap ha avuto ospiti illustri come Michael Jackson, Madonna, Black Eyed Peas e Justin Timberlake.
Lo so che fate fatica a farvi entrare questo nome in testa, anche mia madre le prime volte li confondeva sempre.
“Mamma vado a vedere gli Smap”
“Allora compra le cipolle borettane che sono finite”
“????”
“Dimenticavo, vuoi la tessera punti?”

La band è formata da cinque ragazzi: Masahiro Nakai, Takuya Kimura, Tsuyoshi Kusanagi, Goro Inagaki e Shingo Katori. Adesso chiudete gli occhi e provate a ripetere i loro nomi! ☺
Come da stereotipo sono carini, simpatici e burloni. Si prestano a qualsiasi cosa, persino a cucinare, ballare, recitare nei film e lavarsi le mutande a vicenda.
Non sono dei grandi cantanti, e ancora oggi non mi spiego il loro trionfo. Forse perchè tutti si identificano in questi ragazzi, forse perchè tutte le suocere vorrebbero averli come generi, o forse perché il Giappone è pieno di Idol che fanno sognare, rallentare la crescita e sbarellare gli ormoni.
Secondo me gli Smap hanno avuto successo anche per un motivo che mi ha fatto riflettere molto sull’animo umano, ovvero due dei membri della band, Goro Inagaki e Tsuyoshi Kusanagi, si sono scusati pubblicamente per aver combinato delle marachelle.
Il primo ha tirato sotto una poliziotta intenta a multarlo, mentre il secondo vagava nudo e ubriaco per i parchi di Tokyo. Ed io che pensavo fossero degli idoli per ragazzine, questi sono delle bestie di satana!
Una cosa che ammiro dei giapponesi è il mea culpa davanti ai media.
In Italia non succede mai, ed è un vero peccato che nessuno si prenda mai la briga di essere umile e di avere quel valore morale che è l’ammissione di un danno.
Credo che le persone apprezzerebbero di più un politico predisposto ad ammettere di essere stato un pirla, no? Mi viene in mente il caso di Marrazzo, che dopo il suo arresto ha sviato giornali e tv come un’anguilla che sguscia tra le mani di una casalinga vogliosa di capitone.
Quanto gli costava chiedere perdono alla famiglia, agli italiani e magari ricordare quella povera trans che fino a qualche giorno prima lo faceva urlare di piacere?
La vergogna a volte tende a distruggere questi intenti, sia per non essere giudicati davanti a tutti, sia per non riconoscere l’errore.
In questi giorni Silvio Berlusconi ha ammesso che le donne sono la sua passione, ma non ci ha mai fatto sapere quanto le pagava. Nessuno, mai nessuno che fa il primo passo sventolando la bandiera bianca e dicendo: “Scusate è colpa mia, però da oggi prometto di non farlo più”.
Se da noi il dito è spesso usato per puntarlo contro un altro, in Giappone lo si usa anche per chiedere scusa.
Basta solo alzarlo e dire “sono stato io”.
Ho scelto per voi, fra le mille esibizioni degli Smap, quella con Mariah Carey. A mio parere la più imbarazzante della storia della musica. Lei con un paio di fuseaux contenitivi, un giacchetto Domopak, e una tisana drenante pronta in camerino. Loro stonati come della capre tibetane e bisognosi di un corso accelerato di inglese.

Da oggi mi creo una boy band anch’io. I Peto (Politici ed Escort si Trovano Ovunque)
“Gabry dove vai?”
“A fare il provino per entrare nei Peto”
“Ma hai appena mangiato il minestrone e la fasolada”
“Appunto! I migliori vocalizzi li faccio da lì!”

Il Portinaio

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