gatto nudo robot
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INCANTO BIONICO (Akihabara)

Oggi ho deciso, devo cavarmela da solo.
Non voglio aiuti, mappe e “Sumimasen”. Devo far finta di essere un abitante di Tokyo.
Parto alle 10 per Akihabara, la città dei Nerds, quella che chiamano elettrica, quella piena di gadget, fumetti e ragazzine vestite da cameriere gatto che pubblicizzano bar dove lavorano cameriere gatto.
Sul treno della linea Yamanote ci sono due italiani davanti a me.
Di solito quando vedo i miei connazionali faccio finta di essere belga.
Sì belga! Perchè non lo sembro? Ho due cavolini di Bruxelles in borsa per entrare di più nella parte! 😛
Comunque sti due iniziano a guardarmi e siccome li ho già bollati come “puzzolones otaku” faccio finta di ascoltare l’ipod.

“Hai visto quello che baffi?”
“Si fanno paura”
“Secondo me è straniero”

Due pirla! Lei con i capelli arancio con la ricrescita nera e l’altro babbo di minchia che parlava giocando con il telefonino. Scendono con me alla stessa fermata e si dileguano fra i loro simili.
Sono nerds anche loro. Subito iniziano a sbavare davanti alla prima vetrina di peluches sconosciuti. Pivelli! Non sapete cosa vi aspetta!
Akihabara è sempre uguale all’esterno, ma qualcosa al suo interno è cambiato.
C’è questo negozio che ha una parete piena di uccellini di plastica.
Mi perdo fra piccioni, pinguini, aquile, pettirossi, anatre, germani, corvi, passerotti, cormorani, gabbiani…se volete continuo, me li sono segnati sulla Moleskine.
Ho perso 20 minuti della mia vita, ma ne ho guadagnati in lezioni di ornitologia.
Dopo essermi dato la scossa con un’ anguilla elettrica che tenevo nello zaino, sono passato al reparto insetti.
C’è il grillo, la mosca, il cervo volante, la farfalla, la farfallina, la farfalletta, il calabrone, lo scarabeo stercorario…infine un’altra parte dedicata agli animali della fattoria: la scrofa che allatta, la mucca che fa il latte, l’oca sgozzata, la pecora dolly, le galline coccodè…se continuo così divento autistico entro mezzogiorno.
Scappo in preda al panico.
Ho bisogno di respirare e bere.
Sapete che il Giappone è pieno di macchinette note come “vending machine”.
Sono sicuro che alcune ti seguono la notte. Perché te le ritrovi  dietro il culo quando meno te lo aspetti, sei costretto a bere per forza.

Prendo una bibitina con un’etichetta con stampato un orsetto carino. Sa di sciroppo al glucosio, quello che vendevano all’oratorio in quelle bottigliette piccole che dovevi rompere con i denti.
Rischi tre carie ad ogni sorso.
Per non sboccare mi faccio subito un the a caso, giusto per togliermi il gusto nauseabondo.
Stokazzo! L’unico infuso alla pannocchia al mondo dovevo beccarlo io? Sembra di bere l’acqua delle scatole di mais.
Un sorso, uno sputo per terra e sbatto via pure ‘sta bottiglia. Stranamente hanno messo un cestino di fianco alle macchinette.
Prima di entrare in un negozio inquadro un gruppo di signori che mi indica con il dito.

“Ferma il baffone!!!”

Ecco sono italiani!

“Excuse me noi andare qui”

Mi indicano il teatro della Akb48.
Per i disinformati, le Akb48 sono un gruppo di idol formato da 48 ragazze, suddiviso in due sottogruppi da 24, che si esibiscono tutti i giorni ad Akihabara in un teatro dedicato  solo a loro.
Ne avevo parlato QUI e QUI.
Sono un fenomeno assurdo e hanno vinto il Good Design Awards come miglior progetto Network.
Adesso cosa dico? Mi guardo in giro e in un secondo vedo giusto questo palazzo a tre passi da me con scritto in gigante Akb48.
Rispondo in inglese (con l’accento scozzese ahhahahahahahaa) “Come with me”

“Thank you iu are gentel”
(?????)

Arrivati davanti al tempio delle 48 pulzelle mi ringraziano con inchini e strette di mano.

“Where are you from?”
“Milano ahhahahaahhahah”

E tutti giù a ridere.

“Non potevi dirlo prima?”
“Non me l’avete chiesto!”

Giusto due convenevoli sulle cose da vedere e poi scopro che oggi il gruppo non si esibirà!
Cioè possibile che su 48 ragazze manco una poteva cantare? Avevano tutte il mestruo?
Ci rimangono male e pure io.
Sarei andato volentieri a vedere gli allupati sbavare sotto le gonne di queste donzelle.
Mi prendo una pausa e mi nutro di unghie e card dei Pokemon e di un’altra bottiglietta con l’etichetta super design: the alla Soba, ovvero acqua dopo una passata di Mocio Vileda.
Il mio interesse è rivolto per mezz’ora a questa bambola hentai.

Che tette! Ho cercato in tutti i modi di guardarle sotto l’adesivino bianco, ma dopo che mi hanno beccato due ragazzine sono scappato per la vergogna. Beh tanto costava mezzo stipendio di uno svizzero!
Anche le sorelline che sforbiciavano non erano male, ma forse un po’ al limite del pedofilia.

Ci sarà qualcosa di normale? Un oggettino che mi ricordi la mia infanzia sciupata?
Niente. Finisco in una sala per aspiranti Rambo e amanti del camouflage.
C’è tutto per fare la guerra. Abiti per cacciare nei boschi I Predators sbarcati dallo spazio, cannoni con un raggio d’azione di 5 km, pistole, pistoline e bombe a mano.
Due cabine sono adibite per la simulazione di sparatorie. Un giapponese pensa di essere in un conflitto senza fine. Fa versi assurdi e alza le mani in segno di vittoria.
Chiamo l’ascensore, ho paura che mi scambi per il nemico occidentale.
Ma al piano di sotto finisco nella casa del Cosplayer!!!!
Addio!
Vendono persino degli aggeggi per rigirarti le palpebre e farti diventare lo sguardo meno a mandorla del solito. Roba da body modification.
C’è veramente di tutto. Dalle sopracciglia alla barbetta finta, persino abiti comuni per diventare personaggi comuni.
Come se domani vi voleste vestire così:

heidi vestito

Non è che hai bisogno di un negozio specializzato!
Sono l’unico occidentale. La commessa mi guarda e sorride, poi mi indica dei baffi posticci simili ai miei.
Forse qui uccidono quelli come me per mutilarli e venderli a pezzi.
Ciao matti vado a farmi una bibita energetica al ginseng e coda di struzzo.
In un negozio “tutto a 100 Yen” porto via due bottiglie al prezzo di una.
Succo di bile di cervo ed essenza di culo di gatto. Ottimo per affrontare le prossimo 5 ore.
I negozi si sono un po’ evoluti ad Akihabara rispetto al”ultima volta che li ho visti.. Hanno messo cubi giganti con dentro pupazzi a caso. Tutti chiusi come in un acquario. Non c’è ordine.
Non puoi nemmeno toccarli.
Di conosciuto c’è solo One Piece in ogni forma e qualche Dragon Ball sparso qua e là.
Hatsune Miku la fa ancora da padrona, pochi i robot se non a prezzi folli, Ultraman è un evergreen e poi qualche personaggio Marvel.
Ma niente che mi dia un’emozione vera.
Andate a fanculo!
Vado nel sexy shop!
Ora che sono in mezzo ai maniaci depravati mi sento meglio. Che bello lo “slabbra labbra” che ti allena a fare i pompini, quasi quasi lo compro per qualche mia parente.
Lo vendono come spianatore di rughe, ma solo per non scandalizzare la casalinga di Osaka.
Tra vagine di gomma e peni elettrici noto un ragazzo che non riesce a scegliere tra un telo mare con riprodotta una verginella timida e un culo con le mutande.
La tua vita dev’essere una merda, ma anche la mia lo sarà se non mi teletrasporto subito fuori da qui.
Eccomi in un palazzo di otto piani dedicato al gadget random più completo.
Ci sono turisti dell’ultima che non capiscono come mai vendano corpi senza testa di ragazze tettone.

“Excuse me do you know Ghibli?”

Un’altra italiana che mi ha preso per un commesso!

“Mio nipote want Ghibli”
“Signora stia tranquilla capisco la sua lingua”
“Pensavo fossi straniero! Non capisco niente, lui mi ha detto per telefono che vuole qualsiasi cosa di ‘sto Ghibli, ma chi è Ghibli?”
“Il Ghibli è un vento caldo e secco tipico della Libia, che soffia da sud o sudest. Tale vento proviene dal deserto del Sahara, trasportando quindi polvere e sabbia, soffiando quindi dall’entroterra verso le coste della Libia, il Ghibli può soffiare in ogni periodo dell’anno, ma è più frequente in primavera e ad inizio estate.”

(Faccia perplessa)

“Vuoi dire che ho capito male? Adesso cosa faccio?”
“Gli prenda un Totoro…vedrà che sarà contento”
“Sei sicuro? Ma se poi non gli piace?”
“In un’altra vita ero Babbo natale, vedrà che il suo nipotino sarà felice”
“Ma ha 39 anni!”

Allora mi sa che ha bisogno di un assistente sociale.
Continuo a fare avanti indietro per la via principale. Trovo per terra una moneta da 1 Yen.
Scopro che di fianco alla stazione ambulanti vendono le stesse cose a meno della metà dei negozi. Si stanno facendo furbi pure i giapponesi.
Si vede che la crisi ha colpito anche qui.
Mentre sorseggio liquido amniotico di muflone addizionato con anidride carbonica mi viene in mente la mia missione.
Devo comprare robot per due miei amici e gadget a non finire per Lady Disturbia.
Ma come faccio a dirle che ormai quello che avevamo visto cinque anni fa non c’è più?
L’avvento degli smartphone ha fatto sparire le unghie finte, che non permettono di usare bene il touch screen e persino i portachiavini sono stati sostituiti da questi decoratori di buchi di cuffia, chiamati Earphonecover.

earphonecover
Qui la moda è spietata.
Hanno giusto rispolverato Pikachu come mascotte per i mondiali, ma il fungo peccaminoso resta per al top delle preferenze fra i bambinelli cresciuti.


Cara Lady Disturbia, l’amarcord è stato ripulito con un gesto di spugna, non esiste più niente ad Akihabara per farci tornare giovani.
I nostri ricordi devono fare spazio ad altro.
Il cibernetico non ha sentimento, una tazza di Doraemon non ci aiuterà a dissetarci dalle rughe.
Non è più bello vagare qui.
Non c’è emozione, ma solo casino e persone ferme davanti a un muro. Rinchiusi fra pareti che puzzano di sudore, non si accorgono che c’è un mondo fuori.
Qui diventi un gioco e i giochi si sa…alla fine si rompono.

gatto nudo

Drin drin
O cazzo! Non mi ricordavo di avere un cellulare giapponese.

“Ciao Gabry stasera abbiamo cena da Vittoria, tu vieni per le 7.30”
“Sono le 6.45!”
“Ce la fai ad arrivare puntuale?”
“Certo! Mi trasformo in un razzo missile con cirucuiti di mille valvole”

Il Portinaio

Ho corso come un matto, per non arrivare tardi, ma non avevo fatto i conti con la mia vescica.
Ti prego resisti, non farmi fare figuracce!
Corri, corri…corri!!! Dai che siamo vicini! Fa che non accada l’inevitabile…

“Mia san non è che posso usare la tua lavatrice?”
“Ti sei sporcato con il cibo?”
“Direi proprio di no!”

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