11 september
E' successo ora,  Foto mosse,  The book is on the table

SCRITTURA PER L’11 SETTEMBRE

C’era una qualche mancanza cruciale nelle cose intorno a lui.
Erano incompiute, per così dire.
Erano inosservate, per così dire.
Forse era quello l’aspetto che avevano le cose quando non c’era nessuno che le vedesse.
Udì il suono del secondo crollo, o lo avvertì nel tremore dell’aria, la torre nord che cadeva, uno sconcerto sommesso di voci in lontananza. La torre nord che crollava era lui.
Il cielo era più leggero, lì, e riusciva a respirare più facilmente.
C’erano altri dietro di lui, migliaia, che andavano riempiendo la media distanza, una massa prossima a formarsi, gente che fuoriusciva dal fumo.
Proseguì finché non dovette fermarsi.
Lo investì rapida, la consapevolezza di non poter andare oltre.
Provò a dirsi che era vivo, ma era un’idea troppo oscura per riuscire a prendere corpo.
Non c’erano taxi e il traffico in genere scarseggiava e allora apparve un vecchio furgoncino, una ditta elettrica di Long Island City, e gli si accostò e il conducente si sporse verso il finestrino dal lato del passeggero a esaminare ciò che stava vedendo, un uomo incrostato di cenere, di materia polverizzata, e gli chiese dove voleva andare.
Fu solo una volta salito a bordo e chiusa la portiera che capì dov’era diretto fin dall’inizio.

(L’uomo che cade Don Delillo)

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